Alfredo Picariello – Impossibile dimenticare, la memoria non cancellerà mai. Non cancellerà mai giorni e periodi che hanno segnato per sempre una vita intera. Paola Lariccia oggi ha 42 anni, vive e lavora a Montella. Ma il suo cuore è sempre lì, nella “sua” Conza della Campania. Qui è nata il 23 novembre 1980. Del terremoto non ricorda nulla, o quasi. Ma non dimentica il post-sisma. Un’adolescenza intera trascorsa nei prefabbricati, dove “d’estate faceva caldissimo e d’inverno si gelava”. Ma dove la vita era bella, i cuori battevano all’unisono, “c’era sempre qualcosa da fare, addirittura ci si arrampicava sugli alberi, io poi… ero un maschiaccio”.
Tutto scorreva diversamente, le porte erano sempre aperte, la parrocchia era il fulcro della comunità. Vita semplice ma bella. Poi, a quindici anni quasi, la prima, vera casa. “Un’emozione indescrivile”, ricorda Paola, farmacista a Montella. “Avevo addirittura una stanza tutta mia”, esclama.
Paola, tra le altre cose, non dimenticherà mai le prime volte che saliva e scendeva le scale. “Non ero abituata, avendo sempre vissuto in posti dove, ovviamente, non c’erano scale. Una sensazione stranissima che conserverò dentro per sempre”. Oggi Paola è una mamma e vorrebbe, ci confida, che i suoi figli crescessero un po’ come è cresciuta lei, spensierata e felice nonostante le difficoltà.
La forza delle donne che raccontiamo è anche legata da un filo rosso. E’ sottile, ma c’è. Oriana Costanzi, 65 anni quasi, la sera del 23 novembre 1980 stava comodamente a casa sua. A Brescia, nel profondo Nord. Anche lei, come centinaia e centinaia di italiani, non rimase insensibile alle immagini del disastro che sconvolse il Sud d’Italia. Prese il primo pullman, della Cgil, e partì, direzione – ironia della sorte – Conza della Campania. Ci piace pensare che Oriana, in quei giorni, abbia incrociato lo sguardo e gli occhi della piccola Paola Lariccia.
Oriana poi va a Lioni. “Arrivata in paese, mi accorsi che non c’era più nulla. Case distrutte, era come se fosse scoppiata una guerra”. Oriana, insieme a tante altre donne, si rimboccherà le maniche e contribuirà, lentamente, alla rinascita del paese. A Lioni Oriana ci resta a vivere. Trova l’amore, si sposa. “L’Alta Irpinia mi ha rapito, non andrei più a vivere a Brescia”.
A Oriana piace mettere in versi le sue emozioni, con le sue poesie ha vinto anche dei premi. “Eroi e peccatori” parla del terremoto. “Donne vestite di nero tagliavano il cielo”, scrive tra le altre cose. “Venivo dal mio caldo ufficio circa mille chilometri più su e parlavo l’italiano che si parla al Nord”. Il viaggio verso l’Irpinia, 40 anni fa, le ha cambiato la vita per sempre.
Rosetta D’Amelio, insieme a tante altre donne di Lioni, non è mai voluta andare via dal suo paese e dalla provincia di Avellino. Eppure le possibilità c’erano. “Non ce ne siamo volute mai andare”, ricorda. Già sindaco di Lioni, presidente del consiglio regionale della Campania, Rosetta D’Amelio ha “combattuto” sia in quei maledetti giorni del terremoto, sia negli anni successivi. Ha scavato a mani nude nel novembre del 1980 tra le macerie, ha lavorato sodo come istituzione per ridare dignità, forza, speranza e coraggio ad un popolo in ginocchio. Un popolo che oggi, a distanza di 40 anni, seppur con fatica, si sta rialzando.