FOTO E VIDEO / “Mio padre Antonio vide via Cascino sgretolarsi. Noi in strada, lui lavorò per 10 giorni senza mai fermarsi”

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Alfredo Picariello – Via Generale Cascino, insieme un po’ a tutto il centro storico, con la torre dell’orologio semidistrutta, racconta più di altre strade e zone, il terremoto ad Avellino. E’ uno dei simboli del capoluogo irpino. Proprio in questa strada, la furia del sisma si è fatta sentire di più, a causa di case più vecchie rispetto alle altre.

Alle 19.30 circa di 40 anni fa, il papà dell’attuale caporeparto dei vigili del fuoco di Avellino, Pellegrino Iandolo, scende di casa, da rione San Tommaso. Sale in auto e si dirige verso il comando provinciale dei vigili del fuoco in via Annarumma. Ebbene sì, di padre in figlio. Anche il papà di Pellegrino è stato vigile del fuoco.

Antonio Iandolo, oggi 81enne, attraversa via Generale Cascino con la sua Fiat 850. Trenta secondi dopo, il terremoto. Antonio è in piazza, si gira e vede tutti i palazzi crollare di via Cascino, dietro di lui. L’inferno a due passi. “Mio padre è un miracolato”, dice oggi Pellegrino, il figlio. Anche oggi, 40 anni dopo, c’è il sole che splende su Avellino e sull’Irpinia. Anche oggi… non sembra novembre.

Ma il sole e la bella giornata non sbiadiscono i ricordi di quella maledetta sera. Guardando negli occhi Pellegrino e ascoltandolo, è come se si vivessero due vite. Quella del papà che, nonostante tutto, raggiunge il comando provinciale dei pompieri ed inizia a lavorare per dieci giorni, di continuo, senza mai fermarsi, operando spesso “a mani nude” nelle zone del Cratere. La famiglia, Antonio, la rivedrà, per l’appunto, dieci giorni dopo (nelle foto forniteci da Pellegrino, un intervento del papà all’epoca del sisma ad Avellino).

Poi c’è la storia di Pellegrino, di sua mamma e di sua sorella che erano rimasti a casa, a San Tommaso.