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FOTO E VIDEO / “Maurizio, aiutami, sto morendo”. La strage di Acqualonga nel ricordo dei primi soccorritori

Acqualonga, la memoria resta viva: un luogo dove piangere le 40 vittime

Alfredo Picariello – I loro occhi hanno visto scene che si possono solo immaginare. Nel suo intervento – ieri pomeriggio durante l’inaugurazione del “Giardino della Memoria” proprio sotto il viadotto dell’Acqualonga dove morirono 40 persone a causa del volo di 30 metri di un pullman granturismo – il sindaco di Monteforte Irpino, Giordano, ha parlato di “apocalisse”. All’epoca era vicesindaco e difficilmente dimenticherà. Difficilemente dimenticherà i corpi dilaniati, le richieste di aiuto, le grida di disperazione. Forse, la sua notte più lunga.

La stessa, terribile notte vissuta dal vigile del fuoco Emilio Matarazzo. Allora caposquadra, oggi è in pensione. “Nonostante non lavori più, ogni anno deve essere qui, presente, perché in me il ricordo del 28 luglio 2013 è sempre nitido”. La prima richiesta ai caschi rossi, fu quella di intervenire in autostrada, sull’A16, in direzione Napoli. “Arrivato in autostrada, vidi che c’era troppo caos, quindi chiamai subito la centrale operativa per far arrivare un’altra squadra da giù, sotto il ponte”.

“Un intervento difficile, complicato, duro, come questo non l’ho mai effettuato in tanti anni di carriera. Una tragedia, vedere tante persone ammassate, una addosso all’altra, mi ha sconvolto”.

Non smetteranno mai di ricordare. Di rivivere quegli attimi terribili. Scene che hanno sconvolto tutta l’Italia ma che la loro vita l’hanno cambiata per sempre.

Maurizio Abbenante, medico rianimatore dell’ospedale Moscati di Avellino, abita a poche centinaia di metri dal luogo della tragedia. In pochi minuti, è lì. Ad avvisarlo furono i figli, di ritorno da Napoli. Videro qualcosa cadere dal viadotto. Non si resero conto di cosa fosse, ma capirono che qualcosa di grave era accaduto.

Sul posto, Abbenante ci rimase fino alle cinque del mattino successivo. “Passare qui e ogni volta ricordare quella scena non è una cosa piacevole. L’immagine che conservo è di quella ragazza che, con l’aiuto dei vigili del fuoco, riuscimmo a tirare fuori dal bus. Parlava ancora, mi chiedeva di aiutarla, mi diceva: “Guarda che sto morendo, Maurizio” ed io le facevo forza. Ma appena arrivammo sull’ambulanza, morì anche lei, putroppo. Tutto questo è difficile da accettare”.

 

 

 

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