Ci sono le nocciole delle Langhe, nel Piemonte, o quelle di Viterbo che godono, da un po’ di tempo, del marchio “Igp” (Indicazione geografica protetta), un marchio d’origine attribuito ai prodotti agricoli e alimentari con una determinata qualità e reputazione. In Campania c’è l’esempio virtuoso della nocciola di Giffoni Valle Piana. Tra qualche anno, potrebbe toccare alla “Mortarella” di Avellino. C’è chi ci ha creduto fermamente, lavorando alacremente per conquistare il riconoscimento.
L’iter è avviato, grazie al comitato promotore per il riconoscimento “Nocciola d’Irpinia Igp”, rappresentato dal presidente Carlo Mazza. A Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e Regione Campania è stato consegnato un corposo dossier, 216 pagine, in cui si spiega, in modo dettagliato, perché la “nostra” nocciola merita il marchio.
Il lavoro di Mazza, da solo, non sarebbe però servito a nulla, se non fosse stato supportato, come è avvenuto, dalle associazioni Cia, Confcooperative, Confagricoltura e Acliterra e dall’Ordine degli Agronomi di Avellino.
Il processo di riconoscimento ha visto il contributo tecnico-scientifico del professore Giuseppe Celano per l’Università degli Studi di Salerno e della dottoressa Maria Grazia Volpe per l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione Consiglio Nazionale delle Ricerche di Avellino.
Per Carlo Mazza, la nocciola irpina è la migliore al mondo. Ne è convinto e questa convinzione lo ha portato ormai ad un passo dal prestigioso traguardo. Convinzione ora supportata da elementi tecnici e scientifici forniti da Università e Cnr.