Irpinianews.it

FOTO/ Addio a Ciampi, il discorso del Presidente ad Avellino: “Qui sicurezza e giovani preparati”

Sono passati esattamente 14 anni (era il primo ottobre del 2002) dall’incontro che l’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, tenne ad Avellino con le Autorità politiche, istituzionali, civili e militari della Provincia.

Quella fu una due giorni in cui Ciampi colse l’occasione per fare tappa prima al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino, poi a Palazzo Caracciolo e al Comune di Avellino e nel pomeriggio di quel primo ottobre, presso il polo conciario di Solofra con la visita alla conceria Albatros, allora fiore all’occhiello di un Distretto che già mostrava i primi sintomi di una congiuntura economica negativa che di lì sarebbe esplosa in tutta la sua virulenza. Ciampi, proseguì poi l’indomani con una tappa a Benevento e all’Istituto Scientifico di Riabilitazione della Fondazione Salvatore Maugeri di Telese terme.

Ciampi ad Avellino con Maselli e Bassolino

Memorabile il discorso che tenne l’allora Presidente della Repubblica al Gesualdo, davanti ad una folta platea formata dai sindaci e dalle Istituzioni dell’Irpinia.

Ciampi partì dal ricordare i tragici eventi del novembre del 1980: “Non dimentichiamo quella tremenda sera del 23 novembre 1980, non dimentichiamo i tremila morti, i 10 mila feriti vittime del sisma che colpì la Campania e la Basilicata: decine e decine di abitati distrutti o gravemente danneggiati, la lunga ferita lasciata nel paesaggio di queste regioni, nelle vostre città e villaggi dal sapore artistico antico. A quel disastro della Natura la società irpina ha dimostrato di saper reagire“.

Ciampi con De Mita e Mancino

E poi, parlando della congiuntura economica, il Presidente aggiunse ricordando anche il De Sanctis, Dorso e Mancini: “Ciò che è avvenuto ad Avellino può e deve avvenire in tante altre aree del Mezzogiorno, dove ve ne sono le condizioni: in primo luogo una gioventù ben preparata, e accettabili situazioni di sicurezza. Il Mezzogiorno non può proporsi di competere con regioni o Paesi in condizioni di offrire livelli salariali particolarmente bassi; e non vuole né deve accettare produzioni inquinanti. Può offrire altro. Non soltanto un ambiente naturale ancora largamente incontaminato e attraente: come è il vostro. Ma anche e soprattutto una manodopera ben istruita e altamente motivata (e lo dimostrano i bassi tassi di assenteismo nelle vostre fabbriche). Un grande avellinese, Francesco De Sanctis, che fu governatore della provincia di Avellino, nel proclama per il referendum di annessione al nascente Regno d’Italia del 16 ottobre 1860, scriveva parole quasi profetiche, che cito: “Quando avremo scuole popolari, scuole tecniche per gli operai, scuole agrarie, scuole industriali, allora si apriranno nuove vie per guadagnarci la vita e acquisteremo coscienza della nostra dignità”.
Dodici anni dopo, nel discorso inaugurale all’università di Napoli del novembre 1872, De Sanctis biasimava le università italiane per essere “come tagliate fuori dal movimento nazionale”, e le invitava ad affrontare (e di nuovo cito) “problemi attuali”, divenendo “il gran vivaio delle nuove generazioni”. Anche in una realtà economica già attivamente impegnata in un processo di sviluppo come la vostra queste parole conservano tutta la loro attualità. La tradizione culturale e civile avellinese, che ebbe già nel De Sanctis, come in Pasquale Stanislao Mancini, illustri esponenti, favorisce la consapevolezza della necessità di un continuo ammodernamento, al fine di realizzare quella “rivoluzione meridionale” di cui scrisse con tanta penetrante conoscenza Guido Dorso. La cultura del lavoro, la cultura dell’impresa sono cultura, non meno nobile e qualificante per l’umanità, delle lettere e del diritto”.

Ciampi con Gargani e Mastella

L’allarme della camorra e delle mafie e il monito di Ciampi: “L’Irpinia è cosciente di presentare condizioni di sicurezza più favorevoli di quelle esistenti in altre aree del Mezzogiorno (e livelli di disoccupazione minori). Deve consolidare e rafforzare questa condizione. La criminalità organizzata va sconfitta, per il futuro dei nostri figli. Non volete, non vogliamo che continui l’emorragia di giovani, preparati, capaci, volonterosi, costretti a cercare lavoro altrove”.

E poi ancora: “Fate sapere, facciamo sapere all’Italia tutta “quello che succede al Sud”, quello che è oggi il Mezzogiorno d’Italia: un’area dove le cosiddette “macchie di leopardo” di un nuovo sviluppo si stanno ampliando; un Mezzogiorno che si candida credibilmente, con la concretezza dei risultati già raggiunti, come la frontiera d’avanguardia nel Mediterraneo dell’Europa unita. La realtà odierna, nonostante le difficoltà congiunturali, presenta molti aspetti positivi. Il Mezzogiorno sta oggi riguadagnando terreno. Deve continuare a riguadagnarlo, consolidando le nuove tendenze positive in atto.

Ciampi a Solofra con Bassolino e Juliani

Concludo rivolgendo a tutti voi, amministratori locali, imprenditori, rappresentanti dei lavoratori, esponenti della classe politica irpina che di generazione in generazione esprime autorevoli uomini delle istituzioni, l’augurio di buon lavoro, di andare avanti sulla strada che state percorrendo. E’ un augurio che rivolgo soprattutto ai giovani, con una calda raccomandazione: guardate in alto, nutrite ambizioni, abbiate fiducia in voi stessi, nel futuro vostro e della vostra terra“.

Ciampi, come detto, nel pomeriggio fece tappa poi nel polo conciario di Solofra. Accompagnato dall’allora Presidente della Regione Antonio Bassolino, Ciampi fece visita ad Enrico Juliani, figura storica dell’industria conciaria italiana.

La visita dimostrò l’interesse del Presidente per le realtà locali su cui, disse, “… si fonda lo sviluppo del Paese”. Nel suo discorso sottolineò l’antichità della concia solofrana e la sua importanza nella produzione italiana.

Fu una giornata importante per l’Irpinia intera.

immagini e testi: Quirinale.it

Exit mobile version