Alpi – Consigliere comunale e poi assessore già nel 1990. Tre volte sindaco. Un’esperienza amministrativa e politica che non ha eguali. Ma lui, l’avvocato Pasquale Nunziata, resta fermo alla sua decisione presa qualche anno fa, per coerenza. “Ho appeso le scarpe al chiodo, oramai: non mi candido a sindaco di Forino. Se lo facessi, sono certo, avrei tutti dalla mia parte. Ma non è il mio tempo, adesso”.
Eppure sono in tanti a “tirarlo” per la giacca. Ma Nunziata ha una parola sola e non si scompone. Però, gli fa piacere analizzare la situazione attuale della sua comunità.
“Guardi – ci dice – in questo momento vedo un po’ di incertezza a Forino. Mi sembra ci siano più candidati alla carica di sindaco che di consigliere comunale. Sbagliano i candidati consiglieri a voler fare a tutti i costi l’esame del dna al candidato sindaco. Un primo cittadino non può essere Mandrake, non ha la bacchetta magica. Per ottenere buoni risultati per la propria comunità, deve avere innanzitutto una buona squadra alle spalle. Un uomo solo al comando può fare ben poco. Le elezioni si vincono anche grazie ad una buona campagna elettorale, questa ha un peso importante, direi del 50% sul risultato finale. Posso dirlo tranquillamente, ho fatto quattro campagne elettorali e le ho vinte tutte, quindi so bene di cosa parlo. Ho dato sempre il meglio per la mia comunità, mi sono sempre speso al massimo”.
“Un sindaco – prosegue Nunziata – lo si giudica sul campo, per quello che è, per le sue azioni quotidiane. Vedo dei profili importanti, come ad esempio l’imprenditore Umberto Rubinaccio. Quest’ultimo potrebbe fare molto per Forino, di risultati nella sua attività già ne ha ottenuti”.
“Io ho fatto il sindaco per tre volte ed i consiglieri comunali mi sono rimasti sempre fedeli. Occorre creare non solo una squadra, ma una vera e propria famiglia. Dar vita ad un corpo unico, perché per affrontare gli impegni amministrativi bisogna essere coesi. Forino è un paese particolarmente difficile, ci sono diversi problemi. Al Comune c’è una pianta organica completamente da rivedere, c’è poi un’emergenza sociale che si è acuita con la pandemia”.
“Ovviamente – aggiunge – non dimentichiamo il problema idrogeologico di Celzi, un problema che tutti noi abbiamo ereditato dagli anni ’70. Questo problema non si risolve isolandosi, ma con amministratori che siano in grado innanzitutto di interloquire con la Regione Campania. E poi, con i comuni limitrofi di Contrada e Montoro. Il problema di Celzi non è solo di Forino. Per questo ci vuole un sindaco con le idee chiare e con una squadra forte. Alla base è necessario però un programma valido, fattibile, di svolta, anche con idee nuove. E il consiglio comunale deve ritornare centrale, deve tornare ad essere una vera e propria agorà. Il sindaco deve essere uno capace di dialogare con tutti, con i Comuni vicinori, con la Regione, deve essere in grado di ottenere i finanziamenti pubblici e di saperli gestire nell’interesse della collettività. Ben vengano figure che stanno riscuotendo risultati nel mondo dell’imprenditoria, hanno un quid in più. Al comando, poi, ci vuole un sindaco umile, che deve ascoltare tutti e poi deve essere in grado di prendere le decisioni giuste”.
Uno sguardo al recente passato, visto che Forino andrà al voto, i prossimi 3 e 4 ottobre, perché la vecchia amministrazione è stata sfiduciata in primavera.
“Ho capito presto che la precedente amministrazione non avrebbe governato a lungo, purtroppo ho un giudizio negativo sul sindaco Olivieri: troppe divergenze, sia con la maggioranza che con l’opposizione. Non si governa così e purtroppo si è arrivati allo scioglimento del consiglio comunale. Forino aveva bisogno di tutto in questo periodo, tranne che di una campagna elettorale. Ma questa è la democrazia, ora inizia una nuova e lunga partita, perciò faccio i miei migliori auguri a tutta la mia comunità”.