Finanza e mercati, alti e bassi anche per i trader irpini.

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soldi Euro

Non serve nasconderlo: siamo di nuovo in un momento delicato per i mercati finanziari. La crisi del 2008-2009 decretata dal fallimento della Lehman Brothers ha certamente segnato uno spartiacque nella storia della finanza mondiale.

Quell’evento inaugurò, tra l’altro, l’utilizzo di nuovi strumenti di politica monetaria per risollevare le sorti dei mercati della finanza di carta: i Quantitative Easings.

Gigantesche opere di stampa di moneta, riversata in dosi massicce nei fiumi delle transazioni finanziarie, prima ad opera della banca centrale americana (Fed) poi di tutte le altre banche centrali (Inghilterra, Giappone, Europa, Cina in testa).

Quale l’effetto? Nessuno per l’economia reale purtroppo.

Le condizioni di vita dei cittadini e lo stato di salute del settore produttivo appaiono oggi in netto peggioramento rispetto a quella data. La finanza invece – segnatamente gli istituti bancari e i fondi di tutto il mondo – è stata l’unica beneficiaria di queste elargizioni generose concesse da governi miopi a tassi quasi nulli.

Banche che si sono guardate bene dal girare i benefici ottenuti senza meriti al mondo produttivo o alle popolazioni desiderose di ampliare i propri consumi. Più ingorde che mai, hanno invece utilizzato quella manna piovuta dal cielo per giocare ancora più cinicamente con strumenti finanziari sempre più pericolosi.

Titoli di stato, obbligazioni ed azioni sono stati acquistati alla fine da governi centrali e banche senza nessun serio criterio di valutazione. Bastava che fossero disponibili sul mercato.

La conseguenza è stata il crescere del loro valore spesso non giustificato dalle caratteristiche intrinseche del titolo stesso.

Per l’effetto, dal 2009 gli indici borsistici in alcuni casi si sono apprezzati anche del 300%. I titoli di stato (mi riferisco soprattutto a quelli dei paesi della periferia europea, Italia, Spagna, Portogallo) hanno raggiunto quotazioni in alcuni casi ingiustificate.

Ma si sa, l’auto corre finchè il motore funziona bene. Quest’anno qualche analista dotato di maggior realismo ha cominciato a notare che la ripresa economica mondiale in fin dei conti non è così esaltante come ci si aspetterebbe malgrado sei anni di sversamenti sconsiderati di denaro dalle banche centrali al sistema bancario (non ci voleva la zingara per prevederlo in verità).

E nel corso dell’ultima settimana di agosto sono cominciate delle (salutari) correzioni sui mercati azionari. E’ chiaro ormai che le quotazioni raggiunte da alcuni titoli e indici non riflettono più il valore dell’azienda o del Paese che rappresentano.

In realtà quella che oggi è considerata una straordinaria presa di coscienza transnazionale era stata pronosticata facilmente da tanti traders ed analisti (compreso il sottoscritto) che nel corso degli ultimi anni, privi dell’opportunità di parlare in tv o scrivere su giornali a tiratura nazionale, hanno postato le loro riflessioni sui più semplici social networks.

Cosa succederà adesso? Potremmo essere alle porte di una più forte correzione dei mercati. Questa determinerebbe inevitabilmente una riduzione del valore delle azioni e dei titoli di stato, un deprezzamento del dollaro-apprezzamento dell’euro e un aumento del valore dei metalli preziosi.

In un mondo “made by central banks” tuttavia può accadere ancora di tutto.

I governatori delle banche centrali potrebbero decidere ancora una volta di barare al gioco e drogare ulteriormente i mercati iniettando ancora più soldi nel sistema.

E’ chiaro però a tutti gli addetti ai lavori che, in tal caso, saremmo all’ultimo giro di carte. Ogni corpo può tollerare solo una certa quantità di sostanze oppiacee. E questa quantità massima è vicina ad essere raggiunta e superata.

Poi, o l’economia ripartirà per davvero, o il castello di carte costruito dai banksters si sbriciolerà.

Il mese di settembre ci fornirà spunti operativi più concreti che non mancheremo di segnalare ai nostri lettori per aiutarli nelle loro scelte finanziarie.

(Dottor Massimo Moschella trader e analista indipendente)