Figlia reclusa in casa, picchiata e umiliata: domani l’interrogatorio di garanzia della madre carceriera nel penitenziario di Bellizzi, dove si trova la 47enne di Aiello del Sabato che teneva prigioniera, dal 2018, la povera figlia di 21 anni. La donna, difesa dall’avvocato del foro di Napoli, Francesco Buonaiuto, deve rispondere dei reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e sequestro di persona.
Domani la 47enne potrebbe spiegare ai magistrati i motivi di tanto astio nei confronti della figlia. Rea, secondo il racconto della sorella che ha avuto il coraggio di denunciare tutti gli abusi e le vessazioni, di portare il nome della madre del padre, con la quale non correva buon sangue.
A proposito dell’uomo, anche lui è indagato ma non è stato arrestato. Deve rispondere degli stessi reati della moglie in concorso, ma nei suoi confronti, per ora, è scattato solo l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alle persone offese. Domani sarà interrogato anche lui, 46enne.
L’incubo andava avanti sin dal 2016, in questa casa di Aiello del Sabato dove convivevano ben otto figli, più i genitori. Nel mirino della mamma carceriera, le due figlie, stando alle indagini, almeno fino a questo momento.
Contro la ragazza che ha denunciato tutto, la donna si rivolgeva ogni giorno – sin da quando quest’ultima aveva l’età di 16 anni – con espressioni del tipo “puttana, schiava, serva”. La picchiava a mani nude, le tirava i capelli. Le impediva di andare a scuola, non poteva uscire nemmeno per trovare un lavoro ed era obbligata a badare ai fratelli minori ed a svolgere tutte le faccende domestiche.
L’altra figlia, la “segregata”, veniva picchiata con calci, pugni, talvolta anche con oggetti; non poteva consumare pasti a tavola con la famiglia, doveva mangiare da sola, in piedi, una sola volta al giorno. Una volta la mamma le spense anche la sigaretta sul seno. Era costretta ad occuparsi della casa e dei fratelli. In pratica, la mamma trattava la figlia 21enne come una serva. Non poteva neanche lavarsi, tanto che spesso veniva chiamata puzzona.
Per tutti questi motivi, la ragazza ha provato diverse volte a scappare di casa. Per paura che lo rifacesse, la mamma l’aveva legata con catene di ferro, facendola dormire a terra legata alla rete del materasso sino a segregarla nella camera da letto, legandola al letto con catene ai polsi ed alle caviglie, chiudendo la porta a chiave durante la giornata, lasciandola da sola, al buio, senza cibo e senza acqua, con un secchio per i suoi bisogni personali.
Come detto, è stata a sorella, il 23 aprile scorso, a denunciare tutto ai carabinieri di Avellino. I militari di Salza, subito intervenuti, hanno ritrovato la 21enne segregata in casa, legata con catene.
La sorella che ha denunciato, nel racconto fornito ai carabinieri, ha detto che due dei fratelli le hanno chiesto di rimettere la querela contro la mamma. “A questo punto temo anche di subire ripercussioni da parte dei miei fratelli”.
Le due sorelle ora si trovano in una casa protetta.