Fierro replica ironico a Romei: “Sei sfortunato, ma fatti da parte”

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La conferenza stampa indetta dall’assessore Gennaro Romei, durante la quale ha accusato gli esponenti democratici del suo stesso partito di attaccarlo con ferocia e ingiustamente, fa registrare le prime reazioni. Nello specifico, a replicare all’assessore alla cultura del Comune di Avellino ci ha pensato Lucio Fierro, con una nota pungente:
“Dovremmo occuparci tutti e con serietà del dramma esploso a Grotta con la chiusura di Irisbus. Siamo invece costretti a perdere tempo attorno alle manie di persecuzioni di un assessore che, sfortunato lui, invece di andare sui giornali per come ha costruito Avellino-capitale di cultura, ci è andato prima per la denunzia di una “artista” che lo accusa di aver chiesto, in cambio di aiuti del Comune, di godere delle sue grazie e poi per essere il titolare di una utenza telefonica per la quale il gestore chiede al Comune di Avellino qualche decina di migliaia di euro per un solo bimestre.
Che Romei sia sfortunato – continua ironicamente Fierro – posso anche concederglierlo: capitano tutte a lui, se le vada o meno a cercare. Ma se la “butta in politica” come direbbe Totò, viene solo da ridere. Nessuno, infatti si è mai accorto di un suo significativo ruolo politico, non fosse stato per un voto dato, da consigliere dell’Udeur, a sostegno del primo Galasso … Immaginare che qualcuno ce l’abbia con lui perché è il pretoriano postosi a difesa della purezza del PD dall’infezione demitiana, fa solo ridere; per dirla ancora con Totò: “ma mi faccia il piacere…” La cosa è più semplice e squallidamente banale: a fronte dello sfascio della moralità pubblica che offre il berlusconismo, il PD è impegnato a dare di sé una immagine di “diversità”. Quando vicende raccolte dai cronisti dal pettegolume di piazza Del Popolo o dai mattinali della questura sbattono sui giornali un suo rappresentante, è difficile immaginare che il PD possa essere credibile se, come i berlusconiani, si trincera dietro disquisizioni che puzzano di garantismo d’accatto. Di fronte alla reazione indignata dell’opinione pubblica, alla perdita di autorevolezza e di prestigio, la scelta di chi è chiacchierato – mi hanno insegnato- deve essere semplice ed univoca: mettersi da parte e dimostrare con serenità nelle sedi opportune di essere stato vittima di malintesi o manovre sporche. Non farlo – chiosa – significa consentire discredito sulla amministrazione di cui si fa parte e sul partito a cui si appartiene. Diviene allora difficile evitare l’unica via che la politica ha di difendersi: quella di accantonare chi non è in grado di capire che occorre mettersi da parte”.

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