AVELLINO- Immaginate che ci sia un sindaco intento a smontare un pezzo di hardware dal case (il contenitore della parte tecnica) del computer che aveva in uso nel suo ufficio e che, non riuscendoci, decide allora di raccogliere il case in una scatola e insieme ad altre scatole di documenti caricarla sulla sua vettura e poi affidarla ad una persona che non e’ stata identificata. E’ quello che avviene il 5 marzo scorso nell’ufficio dell’ex sindaco di Avellino, finito questa mattina agli arresti domiciliari Gianluca Festa. A documentarlo son le intercettazioni audio video all’interno della stanza dello stesso primo cittadino di Avellino a Palazzo di Città, le stesse che da gennaio a marzo lo avevano ripreso per alcune settimane intento a lavorare al PC. L’appropriazione e l’occultamento del case del computer da parte di Festa, dopo che i Carabinieri hanno accertato che in realtà ci fosse un PC funzionante nella sua stanza, gli sono costati una imputazione di peculato, il fatto che la vicenda sia invece giunta in seguito alle perquisizioni agli uffici di altri due dirigenti comunali, tra cui Filomena Smiraglia, anche lei finita questa mattina ai domiciliari, ha fatto contestare da parte del pm che conduce le indagini, il sostituto procuratore Vincenzo Toscano, nei confronti dell’ex sindaco anche l’ipotesi di Depistaggio. In buona sostanza Festa, come documentato dalle indagini dopo le perquisizioni in Municipio, eseguite il 29 febbraio e il 1 marzo, avrebbe temuto di essere indagato e avrebbe fatto scomparire il case del computer. Anche per questo motivo nella serata stessa del 5 marzo erano scattate le perquisizioni a casa di Festa e di sua madre, che seppure non avevano consentito di recuperare il case, avevano fornito un altro dato agli inquirenti. L’ex sindaco, infatti, alla domanda se nella sua stanza ci fosse solo schermo e monitor del PC, avrebbe detto ai Carabinieri e al personale dell’aliquota di Pg della Guardia di Finanza presso la Procura di non aver mai avuto un case nella sua stanza. Fatto smentito dai testimoni ascoltato dagli inquirenti e soprattutto dalle telecamere. Per il Gip del Tribunale di Avellino Giulio Argenio, il magistrato che ha firmato la misura cautelare, Festa al momento in cui ha sottratto il case del PC era chiaramente consapevole della valenza inquinante per le indagini in corso della sua azione. L’altra vicenda finita nella contestazione di depistaggio riguarda un fatto sempre ripreso dalle telecamere installate dai Carabinieri nell’ufficio di Gianluca Festa. Il 4 marzo scorso, viene ripreso un investigatore privato che, da quanto ricostruito dai Carabinieri, sarebbe stato intento ad una operazione di bonifica da eventuali microspie nell’ufficio del sindaco. Operazione evidentemente non riuscita. Per entrambi i capi di imputazione, sono 5 quelli per cui il Gip ha emesso la misura per Festa, il Gip ha ravvisato la gravita’ indiziaria.
(Attilio Ronga)