Festa apre al nuovo Pd: “De Blasio come l’ultimo samurai”

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Gianluca Festa

«Siamo tutti renziani allo stesso modo. La segreteria, guidata dal presidente del Piano di Zona, ha le ore contate». Gianluca Festa, leader della corrente Davvero, interviene in merito all’ultimo direttivo provinciale e mette fine alla stagione degli scontri, immaginando un grande Partito Democratico, capace di governare anche senza De Mita o Scelta Civica.

Festa darà la spallata definitiva all’esecutivo De Blasio?

 «Io rappresento un’area ben definita. Gli ecologisti del Pd, già nella precedente elezione per il rinnovo della segreteria, hanno avuto una propria rappresentanza con Walter De Pietro. Per tale ragione, non posso che accogliere con piacere i segnali di apprezzamento e di apertura, provenienti dall’onorevole Rosetta D’Amelio, da Rosanna Repole, dall’ex senatore Enzo De Luca e da Roberta Santaniello, presidente provinciale del Pd. La stagione degli scontri è qualcosa che riguarda il passato e non il presente. Ormai c’è solo un ultimo samurai, che facendomi tenerezza, vuole continuare la sua battaglia in quel di via Tagliamento. Da cattolico, non posso che provare compassione per questa persona».

Per far cadere l’attuale esecutivo, però, è indispensabile un accordo tra le minoranze. Si sta organizzando?

 «Lo ripeto, mi dichiaro soddisfatto per l’apertura al dialogo, proveniente dalla maggioranza. Ho cercato sempre di relazionarmi con tutti. Per tale ragione, sono entusiasta quando personaggi di spessore, che meritano stima, ammettono i propri errori e sono pronti a ricominciare. Con la minoranza, invece, il confronto c’è sempre stato, da Ricciardi fino a Todisco. Non credo, quindi, che un rapporto di onestà e trasparenza possa venir meno».

Tracciando un bilancio delle regionali, c’è un perdente all’interno del centrosinistra?

 «Il direttore del Piano di Zona di Atripalda non può guidare più questo partito. E’ finita una stagione e bisogna ragionare per un Pd più forte. Tale personaggio è capace di perdere ovunque, avvantaggiandomi in città, in Provincia ed in Regione. La battaglia di Davvero, però, non è personale ma per un partito, capace di arrivare al quaranta per cento anche in Irpinia. Questo obiettivo non è utopia. Chi invece, ha contribuito a dimezzare il consenso, rispetto a qualche anno fa, deve dimettersi quanto prima. Sono certo che le persone autorevoli, presenti all’interno di via Tagliamento, cercheranno di fermare a tutti i costi colui che per mantenere uno scranno vuole portare il Pd sotto lo zero».

A proposito di alleanze, pensate di realizzare intese con l’Udc e Scelta Civica per la gestione dei principali enti sovracomunali?

 «Io lavoro per avere un Pd, capace di governare con la maggioranza assoluta, cioè un soggetto politico a vocazione maggioritaria che può trovare delle convergenze, ma non deve essere legato esclusivamente a loro. Il mio Pd non ha bisogno di accordi da corridoio per conservare le poltrone di qualche dirigente disperato in cerca di occupazione, ma vuole essere una forza programmatica, in grado di dare la svolta e cambiare, seguendo il modello Renzi».

Lei non è l’unico seguace del giglio fiorentino. Il riferimento irpino del premier si chiama Luigi Famiglietti. Festa ed il sindaco di Frigento, quindi, sono la stessa cosa?

 «Il renzismo è un modo di agire, che prevede un ricambio generazionale ed un cambio di mentalità. Non esiste chi è più renziano dell’altro o chi può dire di essere il rappresentante del premier in Irpinia. Chi segue il presidente del Consiglio, dovrà dimostrarlo con azioni concrete. Soltanto così possiamo condividere un percorso unitario, altrimenti siamo due cose ben diverse».

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