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Fecondazione eterologa, l’avvocato De Nisco: “Più informazione per fermare i viaggi della speranza”

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“In Italia, ormai da anni, l’infertilità colpisce un numero sempre più elevato di coppie che, non riuscendo a ottenere spontaneamente la gravidanza, decidono di rivolgersi ai Centri di Procreazione Medicalmente Assistita”. L’avvocato Roberto De Nisco si sofferma, in particolare, sui risvolti normativi e legislativi legati alle tecniche di fecondazione eterologa.

“Le tecniche di fecondazione omologa utilizzano i gameti della stessa coppia cercando di aumentarne la possibilità di procreazione. Mentre le tecniche di fecondazione eterologa richiedono l’utilizzo di gameti (spermatozoi e/o ovociti) donati da individui esterni alla coppia”, precisa. “Di solito a tale tipo di fecondazione si ricorre, unicamente, quando la fecondazione omologa non ha prodotto nessun risultato e/o quando la stessa non è attuabile a causa di problematiche insuperabili, riguardanti i singoli componenti della coppia”.

Avvocato, com’è la situazione in Italia? Perché continuano i cosiddetti viaggi della speranza verso l’esterno per coronare il sogno di avere un figlio?

In Italia l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è regolato dalla legge n. 40 del 2004 che, nella sua formulazione originaria, vietava alle coppie infertili il ricorso alle tecniche di fecondazione eterologa. Ciò, negli anni passati ha favorito l’instaurarsi di un vero e proprio “turismo procreativo” verso i paesi esteri, poiché numerose coppie sterili, non potendo accedere alle tecniche di fecondazione eterologa nel nostro Paese, si sono rivolte a centri di procreazione all’estero.

Ora, però, non è più così.

Sì, di recente le cose sono finalmente cambiate, anche se sull’argomento c’è ancora tanta disinformazione che sfocia nella generale convinzione che nel nostro paese la fecondazione eterologa sia ancora vietata dalla legge e che, quindi, ci possono essere conseguenze di carattere anche penale, a carico di chi le pratica nel territorio nazionale. A tal proposito, quindi, va subito chiarito che il 9 aprile del 2014 la Corte Costituzionale con la sentenza n. 162 ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa per violazione degli artt. 2, 3, 13 e 32 della Costituzione.

Quali sono state le conseguenze di questa sentenza?

Oggi, anche in Italia, una coppia con problemi di sterilità o infertilità irreversibile, può tranquillamente ricorrere alla donazione di gameti (ovociti e/o spermatozoi) esterni alla coppia stessa, senza timore di incorrere in alcun tipo di violazione, ovviamente, sempre nei nell’ambito di limiti ben precisi.

Quali sono questi limiti?

E’ bene precisare che questa procedura resta lecita nel nostro Paese solo per le coppie di sesso diverso, sposate o conviventi con diagnosi conclamate di infertilità. Non potranno quindi ricorrere alla donazione né donne single, né coppie dello stesso sesso. Ma è chiaro che c’è poi tutta una serie di fattori e condizioni di cui tener presente nei casi di fecondazione eterologa.

Cioè?

A seguito della emanazione della sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile del 2014, in attesa della emanazione di un testo legislativo ad hoc che possa regolamentare con la dovuta precisione le pratiche di fecondazione eterologa,  la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, riunitasi a Roma nel 2014,  ha infatti definito e concordato le principali linee guida (14/109/CR02/C7SAN) al fine di fissare dei principi ben precisi da rispettare per rendere uniforme su tutto il territorio nazionale l’accesso alle tecniche di fecondazione eterologa.

Quali sono le principali regole alle quali i Centri di Procreazione eterologa italiani devono attenersi?

Innanzitutto l’età dei donatori: per gli uomini deve essere compresa tra i 18 e i 40, per le donne tra i 20 e i 35 anni. Previsti anche esami di screening dei donatori completi a massima tutela dei riceventi (che comprendono esami infettivologici e genetici), così come la donazione deve essere gratuita e volontaria. Rispetto della somiglianza tra genitori e figli, si dovrà garantire, nei limiti del possibile, la compatibilità delle principali caratteristiche fenotipiche del donatore con quelle della coppia ricevente (colore della pelle, occhi e capelli, gruppo sanguigno). Così come il donatore deve restare anonimo: solo in casi straordinari i suoi dati potranno essere conosciuti. Possiamo quindi dire che, nel rispetto di questi limiti, tutte le coppie con problemi di fertilità possono operare, anche nel nostro territorio nazionale, le pratiche di fecondazione eterologa, senza alcun timore di incorrere in sanzioni e/o violazioni di legge.

Perché allora c’è ancora la tendenza a rivolgersi a centri specializzati esteri?

Il problema più grande che tutti i Centri di fecondazione eterologa si trovano ad affrontare è il reperimento nel territorio nazionale dei gameti sia maschili (spermatozoi), sia femminili (ovociti). I 10 anni di divieti imposti dalla legge 40 (2004/2014) hanno fatto sì che in Italia non ci siano donatori di cellule riproduttive, pertanto è necessario importarli dall’estero. E’, quindi, estremamente importante per le coppie interessate che, spinte dalla fretta, non intendano  affidarsi  a Centri facenti parte del Servizio Sanitario Nazionale, rivolgersi a Centri privati che garantiscano particolari standard di serietà e trasparenza.

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