Il segretario generale della Cgil di Avellino, Franco Fiordellisi, commenta l’avvicendamento d’urgenza dei CdA di Fca, Ferrari, Cnh, dovuto ai problemi di salute di Sergio Marchionne, sostituito in particolare dal manager inglese Mike Manley per quanto riguarda la dirigenza di Fca.
La CGIL irpina si dice vicina a Marchionne «umanamente per i gravi problemi di salute» e al contempo auspica «una svolta concreta e positiva per lo stabilimento di Pratola Serra, considerate le incertezze degli ultimi tempi».
«I fatti di ieri – osserva Fiordellisi – danno il segno della portata storica di questi cambi e la possibilità che per Fca – multinazionale globale, ottavo produttore mondiale di auto, che dal 2000 ad oggi in Italia ha però ridotto di trequarti i dipendenti diretti passando dai 120mila del 2000 agli attuali 29mila – possa finalmente iniziare una nuova stagione».
«Tuttavia, bisogna immediatamente invertire la rotta. Infatti, bisogna colmare il preoccupante ritardo negli investimenti sulla trazione ibrida ed elettrica che coinvolge in particolare i due stabilimenti di produzione motori diesel, quelli di Pratola Serra e di Cento. La Camera del lavoro di Avellino ha supportato tutte le azioni messe in essere dalla Fiom Cgil per sensibilizzare sul rischio che corrono dal 2021 i 1800 addetti dell’industria della Valle del Sabato: ci siamo rivolti ai lavoratori e alle altre sigle sindacali firmatarie del Ccsl, di prossima scadenza, per avviare un’azione unitaria verso la Fca e fare chiariezza sul futuro di Pratola Serra, chiedendo investimenti e lo spostamento di produzioni sull’area avellinese».
«Tra le altre cose, la produzione del nuovo motore benzina T4 che vede un surplus di produzione a Termoli, ma anche una necessaria innovazione tecnologica ibrido-elettrica per affrontare unitariamente le sfide del futuro».
«In questa prospettiva, i nuovi manager, così come il governo, dovrebbero dare un segnale importante convocando le parti sociali a un tavolo per affrontare questa ed altre questioni dirimenti».
«Pratola Serra deve essere tutelata sia in termini occupazionali sia di rilancio produttivo nel solco dell’innovazione tecnologica. Inoltre, in vista della scadenza del Ccsl è opportuno dare segnali ai circa 80mila addetti – diretti ed indiretti – che ad esso fanno riferimento: in queste grandi sfide che si rincorrono – tra dazi e guerre commerciali – è indispensabile trovare la quadra per restituire nuova linfa all’intero settore».