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Fca, allarme rosso della Fiom: “Non c’è futuro per i lavoratori”

Marco Grasso – Fca, allarme rosso della Fiom Cgil. “Non c’è traccia di Pratola Serra nel piano che prevede tredici nuovi modelli auto. La 500 elettrica c’è solo perché esiste un obbligo di legge ad avere almeno un modello ad emissione zero nel parco auto. Ma, in ogni caso, sui motori elettrici non c’è niente per lo stabilimento irpino, sono solo voci di una parte del sindacato”.

Il segretario della Fiom Giuseppe Morsa non nasconde la sua preoccupazione sul futuro della Fiat in Irpinia. “Fino ad oggi il calo dei motori diesel si è tradotto in un 40 per cento in meno dei volumi produttivi complessivi. Questo, al momento, è il peso dello stop delle commesse da Melfi e Cassino”.

E le prospettive non sono certo migliori. “Con l’introduzione del motore elettrico ci sarà un calo del 30 per cento del fabbisogno di personale, è questa la drammatica realtà con la quale ci tocca fare i conti”, osserva Morsa, affiancato in conferenza stampa da Italia D’Acierno della segreteria Fiom e Fabio Colucci, Rls e coordinatore Fiom di Fca. Presenti anche tutte le rsa di stabilimento e il direttivo Fiom.

Ancora marginale la produzione di veicoli commerciali, i lavoratori della Fca di Pratola Serra dovranno aggrapparsi alla cassa integrazione per andare avanti. “Ma anche in questo caso la partita è ancora tutta aperta, all’azienda chiediamo chiarezza sulle reali prospettive dello stabilimento irpino”, aggiunge Morsa.

L’evoluzione del motore euro 6d non è una risposta rassicurante. “Non è un nuovo motore e poi garantisce poco perché mancano le auto su cui montarlo”. La Fiom annuncia iniziative di sensibilizzazione in città che saranno discusse venerdì mattina, 7 dicembre, in assemblea. “Ci sentiamo abbandonati in una vertenza che dovrebbe interessare l’intero territorio”.

Dito puntato anche contro la politica. “Fino ad oggi abbiamo registrato l’interesse di qualche consigliere regionale e della deputata Maria Pallini. Ora serve un ragionamento più ampio e condiviso”, aggiunge Morsa. “L’azienda ci deve delle risposte, occorre riaprire al più presto il confronto e in questo senso diventa fondamentale il ruolo delle istituzioni e della politica più in generale”.

 

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