Famiglietti e il Partito Democratico: “Letta si sta muovendo bene ma, soprattutto a livello locale, dobbiamo recuperare la coesione e il ruolo di guida”

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Michele De Leo – Mostra apprezzamento per l’operato del neo segretario Enrico Letta – “sta facendo bene, sembra muoversi lungo il solco tracciato da Zingaretti ma, in realtà, sembra che stia operando un cambio di rotta per assicurare al partito un ruolo di maggiore centralità nell’ambito della coalizione di centrosinistra” – e auspica che il nuovo segretario provinciale possa “assicurare il recupero della coesione interna al partito”. L’ex deputato del Pd Luigi Famiglietti guarda da spettatore quanto sta accadendo a via Tagliamento, ma rivendica il suo ruolo nel partito ed il suo impegno per il territorio.
Onorevole, il Partito Democratico sembra aver digerito lo scossone dell’ex segretario Zingaretti. Letta sta provando a ricostruire seguendo, però, il solco tracciato dal suo predecessore, lavorando ad un’intesa ancora più forte con il Movimento Cinque Stelle. E’ questa la strada giusta?
“Vede, credo poco allo scossone dell’ex segretario. Zingaretti è rimasto ancorato nella posizione di coloro che vedevano solo il voto oltre l’ex Premier Conte e, pur di non uscire sconfitto da un congresso ormai inevitabile, ha deciso di dimettersi in anticipo. Del resto, era da mesi che si discuteva di un possibile rimpasto di Governo, peraltro sollecitato da entrambi i maggiori partiti della coalizione di Governo. Renzi ha fatto da apripista ma, in realtà tutti puntavano ad una revisione della squadra di Governo ed i pesi specifici delle diverse anime si sono sentiti sulle spalle dell’ex Premier. Sul fronte del Partito democratico, credo che Letta si stia muovendo bene per cercare di riposizionare il partito nel quadro politico nazionale, dandogli maggiore peso nella coalizione di centrosinistra e provando a tessere una tela che va da Renzi e Calenda a Leu. Anche il passaggio con i circoli è stato importante ed ha avuto un buon grado di partecipazione. Come Zingaretti, il neo segretario sembra mantenere un asse privilegiato con il Movimento Cinque Stelle ma entrambi i partiti rischiano di attingere dallo stesso bacino di voti. Se si vogliono sconfiggere i populisti, è fondamentale una coalizione larga di centrosinistra. In questo senso, un banco di prova importante sarà il voto delle amministrative nelle maggiori città: sarà l’occasione per verificare se davvero si riuscirà a dare vita ad una larga coalizione che ricomprenda centrosinistra e cinquestelle”.
Immagina la possibilità di un’alleanza preelettorale tra il Partito democratico ed i Cinque Stelle?
“Partiamo da un presupposto: non abbiamo sentito parole chiare dai pentastellati sulla possibilità di tornare al Mattarellum e quindi ad un sistema prevalentemente maggioritario. Nel caso in cui si dovesse scegliere questo percorso, si può e si deve definire una coalizione unica prima delle elezioni, condividendo anche la scelta del nome del candidato Premier, come accadeva ai tempi delle sfide tra Prodi e Berlusconi, anche se, come sappiamo, la nostra Costituzione non prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Mi preoccupa, però, il grado di coesione della coalizione: temo che come ai tempi di Prodi, il maggioritario costringa a siglare delle coalizioni che implodono dopo il voto perché troppo eterogenee. Il disegno di Letta è ambizioso ma, adesso, il neo segretario deve lavorare per arrivare a quelle modifiche costituzionali che il Pd ha giudicato imprescindibili nell’ambito dell’accordo che ha portato al voto per il taglio dei parlamentari. Non dimentichiamoci che prima del referendum Zingaretti aveva parlato di possibili rischi per la democrazia derivanti dal connubio taglio dei parlamentari – sistema elettorale maggioritario, per cui cinquestelle e Pd avevano raggiunto un accordo per arrivare ad un sistema elettorale proporzionale con uno sbarramento alto sul modello tedesco, nel senso opposto alle prime dichiarazioni sul tema da parte di Letta. Personalmente, non sono a priori contro un accordo con i Cinque Stelle perché, nell’ultimo periodo, abbiamo registrato una maturazione da parte di questa forza e una sostanziale condivisione dei contenuti programmatici ma e’ chiaro che, se alla fine, anche su richiesta degli stessi cinquestelle, si dovesse optare per un sistema proporzionale, ognuno alle elezioni dovrà fare una corsa personale”.
A livello locale resta, invece, sempre più profonda la frattura tra l’area che fa riferimento a Petracca, D’Amelio, De Luca e Santaniello e quella che fa riferimento a Del Basso De Caro, Petitto e Festa. Le due anime si presentano divise anche al congresso che sarà celebrato nei prossimi mesi, ognuna con un suo candidato per la segreteria: è una forzatura dire che in Irpinia abbiamo due Pd?
“Non mi piace lo spettacolo a cui abbiamo assistito: non possiamo parlare di due Pd visto che il partito è pure commissariato e, quindi, almeno in teoria, diretta espressione della segreteria nazionale. Però, è innegabile che ci sia questa frattura che si porta avanti da tempo: il mio auspicio è che si possa riuscire a recuperare un maggiore rispetto per gli iscritti e gli elettori del partito. Non è un male la dialettica interna quando, però, ci si divide sui temi, sui contenuti, sulla linea del partito. La guerra di posizione alimentata dai personalismi non fa bene al Pd, disorienta gli iscritti e allontana gli elettori. Bisogna sforzarsi di trovare una coesione dopo il congresso. In questa fase, poi, è fondamentale il ruolo di guida da parte dei partiti”.
Si corre il rischio, come già successo in passato, che una parte del Pd non voti il candidato del partito alle prossime elezioni provinciali? Quanto può influire questa frattura in vista dei prossimi appuntamenti per il rinnovo di importanti Cda di enti come l’Asi?
“Il Partito democratico, almeno sulla carta, sembra avere una maggioranza relativa sul territorio. Difficile sbilanciarsi oltre visto il dilagare del civismo e l’inattività di un partito che da mesi non convoca più gli amministratori. Bisognerebbe fare uno sforzo massimo di coesione anche con il sostegno del livello nazionale: è chiaro che se il partito continua ad essere diviso potrebbe lasciare spazio a cordate basate su accordi più personali che politici. Se non c’è la politica prevalgono i personalismi”.
Dopo aver chiuso la sua esperienza da parlamentare è rimasto un po’ in secondo piano, pur assicurando il suo impegno per le prospettive di sviluppo delle aree interne. La valle dell’Ufita può avere ancora un ruolo centrale nelle politiche di sviluppo soprattutto grazie agli investimenti sulla stazione Hirpinia e sulla piattaforma logistica?
“Fortunatamente, si può lavorare per lo sviluppo del territorio anche senza ricoprire ruoli istituzionali. Il mio impegno, prima da sindaco e poi da parlamentare, è sempre stato rivolto allo sviluppo infrastrutturale dell’Irpinia ed in particolare della valle Ufita. Ho continuato questa “missione” anche grazie agli amici amministratori del territorio e alle parti sociali che mi hanno sempre riconosciuto questo ruolo di accompagnamento. Quella della stazione Hirpinia non è una sfida solo dell’Ufita, ma quanto meno dell’intera provincia di Avellino. Io vorrei che la città di Avellino e tutto il territorio riconoscessero l’importanza della stazione: è fondamentale che l’intera Irpinia abbia la consapevolezza che si tratta di un’opera di straordinaria importanza per lo sviluppo di tutto il territorio. La tratta Napoli – Bari fa una curva in valle Ufita per posizionare una nuova stazione in una zona infrastrutturata, in cui insistono cinque aree industriali e un’area Zes. Per questo, è fondamentale ottenere il finanziamento per la piattaforma logistica: la stazione Hirpinia sarà snodo cruciale non solo per i flussi di persone ma, soprattutto, per le merci. Abbiamo, inoltre, l’occasione irripetibile di aprire e rendere accessibili le aree interne ed in tal modo favorire un decongestionamento delle zone costiere. Dobbiamo puntare, dunque, ad inserire perfettamente tutti i tasselli del puzzle: abbiamo registrato una coesione tra Confindustria, sindacati e amministratori che non era affatto scontata e la Regione ha annunciato di voler predisporre, in concertazione con il territorio, un masterplan di sviluppo per la valle dell’Ufita. E’ fondamentale, però, che non si veda questo progetto come un’opera di campanile: la piattaforma logistica deve essere a servizio di tutte le province confinanti e tutta l’Hirpinia deve sentire proprie queste prospettive di sviluppo”.