Falsi agriturismi in Irpinia, nei guai oltre quaranta aziende

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Renato Spiniello – Vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino, congiuntamente col Gruppo Carabinieri Forestali per la Tutela Forestale, Ambientale ed Agroalimentare, che hanno controllato il rispetto della normativa vigente riguardante l’iscrizione all’elenco regionale degli agriturismi irpini.

Su oltre 150 aziende dell’avellinese che utilizzano il marchio di “agriturismo”, ben 43 sono state riscontrate non conformi, ovvero le aziende in questione, nella preparazione dei cibi e delle bevande somministrati ai clienti, non hanno rispettato le disposizioni e i limiti stabiliti dalla legge regionale n.15 del 2008 e del successivo regolamento di attuazione.

I dettagli della campagna sono stati snocciolati in conferenza stampa alla presenza del Colonnello Massimo Cagnazzo, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Avellino, del Ten. Colonnello Nicola Clemente, Comandante Interinale del Gruppo Carabinieri Forestali di Avellino; del Capitano Olga Fontana, del Gruppo Carabinieri Forestali di Avellino e del Maresciallo Nicola De Piano, Comandante della Stazione Carabinieri Forestali di Summonte.

I casi riscontrati sono di agriturismi “falsi”, ovvero di esercenti entrati nel mercato della ristorazione con furbizia o che ormai hanno perso ogni legame con l’attività agricola. Tale fenomeno genera non poco malcontento nella categoria degli operatori delle tradizionali attività turistico ricettive, per l’evidente concorrenza sleale.

“Gli operatori agrituristici sono i veri ambasciatori del patrimonio agroalimentare aggiungendo alla qualità dei prodotti il racconto straordinario di una storia di saperi”
A volte però la parola “agriturismo” non ha niente a che spartire con questa attività: “L’agriturismo deve avere una parte agricola (vivaio, olivi, verdure, vigneto, animali e così via), il cui lavoro deve essere prevalente rispetto all’accoglienza”.

I finti agriturismi danneggiano e fanno concorrenza sleale a quelli veri in quanto, per la maggioranza degli ospiti, l’agriturismo significa soprattutto cibi genuini e buona alimentazione.

Proprio per tale motivo, nell’ambito del servizio straordinario, sono state effettuate in tutta la Provincia numerose verifiche ispettive, in particolare tutti quegli agriturismi o presunti tali, circa 43, non presenti nell’archivio della Regione Campania, di cui all’art.8 della legge Regionale 15/2008, che disciplina le specifiche attività agrituristiche.

A seguito delle verifiche sono stati contestati illeciti amministrativi di vario genere in quanto sono state rilevate illiceità in merito alla corretta gestione dei rifiuti, alla normativa urbanistica-edilizia, all’osservanza delle norme in tema di superamento delle barriere architettoniche, alla tracciabilità degli alimenti.

In alcuni casi addirittura è stato riscontrato l’uso non corretto di denominazione di agriturismo, utilizzando allo scopo anche cartellonistica non regolare. Infatti molti dei controlli  hanno evidenziato come diverse attività non potevano essere assolutamente considerate “agrituristiche” in quanto non avevano rapporto di prevalenza ore lavoro/ettari tra azienda agricola ed attività agrituristica, non somministravano pasti e bevande costituiti in misura prevalente da prodotti propri dell’azienda agrituristica o comunque provenienti da altre aziende agricole regionali certificate, con preferenza per i prodotti tipici e tradizionali e per quelli a marchio DOP, IGP, IGT, DOC e DOCG (come previsto dalla Legge regionale 15/2008).

Per 13 attività individuate è stata accertata la mancanza dei requisiti e della documentazione necessaria per esercitare attività agrituristica; l’utilizzo di denominazioni aziendali, suscettibili di indurre in errore i potenziali utenti – non conformità della cartellonistica; l’omessa comunicazione al comune di qualsiasi variazione dell’attività agrituristica; l’omessa esposizione al pubblico della tabella indicante i servizi offerti; l’omessa o incompleta comunicazione al comune delle tariffe o del periodo di apertura/chiusura; l’esposizione o applicazione di prezzi superiori a quelli comunicati al Comune.

Sono stati contestati inoltre 70 illeciti amministrativi per un totale di oltre 40.000 euro.

Nell’ambito dei medesimi accessi ispettivi sono state accertate violazioni a leggi speciali, ovvero quelli inerenti la normativa per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone di cui alla legge 104/92 (servizi igienici non accessibili a diversamente abili), la normativa urbanistico-edilizia di cui al d.p.r.n°380/2001 (difformità e assenza di agibilità delle strutture), la normativa inerente la sicurezza alimentare di cui al reg. (CE) 178/2002 (assenza di tracciabilità degli alimenti presenti con contestuale sequestro di alimenti), nonché illeciti inerenti la normativa sulla gestione dei rifiuti di cui al d.lgs n°152/2006, che hanno portato al deferimento in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria dei responsabili di quattro strutture ispezionate (precisamente 3 per violazioni alle norme urbanistico-edilizie ed uno per gestione illecita dei rifiuti prodotti in azienda).

Infine 9 attività sono state segnalate ai Comuni di competenza affinché gli stessi si attivassero per predisporne la chiusura per carenza dei requisiti imprescindibili allo svolgimento dell’attività agrituristica, in quanto suscettibili di indurre in errore i potenziali utenti, al fine di obbligare i responsabili a pubblicare, con spese a proprio carico, su un quotidiano a diffusione regionale e nazionale, la notizia di aver utilizzato una denominazione senza averne titolo.