False assunzioni con il decreto flussi: il Riesame concede i domiciliari ad un imprenditore

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VISCIANO- Il Tribunale del Riesame di Salerno ha attenuato la misura cautelare nei confronti di Luca Rufino, difeso dagli avvocati Umberto Nappi e Francescantonio Maffettone, accusato in concorso con altri indagati di aver partecipato all’affare del gruppo guidato da Massimo Graziano e dall’ex poliziotto Francesco Bossone per favorire l’immigrazione clandestina, mettendo a disposizione la sua società per inoltrare richieste di nulla osta di immigrati attraverso fittizi rapporti di lavoro. Sedici delle oltre cinquecento istanze nel mirino della Procura Antimafia di Salerno e dalle Fiamme Gialle erano istanze nell’ interesse della L.M.SERVICE Srls, con sede legale a Viterbo, di cui Rufino Luca era legale rappresentante. Le decisione del Tribunale della Libertà di Salerno sull’istanza di Riesame presentata dalla difesa di Rufino, che aveva impugnato la misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura Antimafia nei confronti di un’ associazione (per la Procura un vero e proprio clan guidato da Massimo Graziano, per il Gip un’ associazione non mafiosa). L’affare sugli immigrati sarebbe però estraneo agli scopi del sodalizio criminale.

LE ACCUSE
Dalle indagini dei militari delle Fiamme Gialle e della Procura di Salerno, per procurare illegalmente l’ ingresso di cittadini stranieri nel territorio dello Stato attraverso l’ inoltro di istanze finalizzate allacostituzione di rapporti di lavoro dipendente, fittizi. In particolare; l’ ex poliziotto Bossone Francesco nel ruolo di organizzatore proponendo al Graziano Massimo di utilizzare aziende compiacenti per I’inoltro delle istanze di nulla osta all’ingresso di lavoratori extracomunitari attraverso i decreti flussi; il Graziano fornendo i nominativi delle aziende interessate e compiacenti da utilizzare. Un altro soggetto in contatto sia con il Bossone che con il Graziano, curando gli inserimenti monitorando lo stato delle pratiche; i gestori (reali e fittizi) delle società utilizzate e destinatarie dei proventi illeciti; inoltravano 506 istanze presso varie Prefetture finalizzate alla costituzione di rapporti di lavoro, dipendente solo fittizi, al solo fine di ottenere i nulla osta all’assunzione dei lavoratori stranieri attraverso la procedura prevista dal click day marzo 2023, con il fine di non procedere ad alcuna assunzione ma con il solo fine di far ottenere illecitamente un visto di ingresso a cittadini extracomunitari, sempre secondo le accuse ottenendo cinquemila euro per ogni nulla osta/visto rilasciato. Tra le altre circostanze emerse, anche il fatto che la società di Rufino in realta’ avesse presentato richiesta per quattro assunzioni agricole, mentre almeno dalle indagini si occupava di pulizie. Lo stato di incensuratezza, ma anche il fatto che lo stesso abbia avuto solo rapporti relativi e con due dei soggetti che organizzavano il gruppo e la presunta attività di favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina, ha portato i giudici del Riesame ad accogliere parzialmente l’ istanza di annullamento della misura cautelare in carcere, disponendo gli arresti domiciliari. La gravità indiziaria, come rilevano gli stessi magistrati del Tribunale della Liberta’ sussiste, anche alla luce del fatto che per inviare le istanze del decreto flussi sarebbe stato attestato il falso (ditta di pulizia spacciata per agricola) ma a salvaguardare le esigenze cautelari basta la misura degli arresti domiciliari. Come e’ noto per i due imprenditori irpini coinvolti nel blitz , invece, già in sede di interrogatorio di garanzia era stata disposta la scarcerazione. Il principale indagato nell’ambito di questo filone sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ovvero l’ex poliziotto Francesco Bossone, difeso dall’avvocato Walter Mancuso, non avrebbe impugnato al Riesame la misura cautelare, ma a quanto pare avrebbe chiesto dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari di essere ascoltato (una facoltà prevista nei venti giorni successivi alla notifica). Non è  escluso che rispetto a questo passaggio possa esserci una istanza di scarcerazione o attenuazione della misura da parte della difesa (peraltro avanzata già al termine dell’interrogatorio di garanzia e rigettata dal Gip).