Ex Isochimica, Rifondazione Comunista ricorda le vittime dell’amianto

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La lapide posta all'esterno della fabbrica

Come sospettavamo l’auspicato pensionamento anticipato degli ex lavoratori dell’Isochimica, alla luce dei fatti, nonostante i proclami, è una presa in giro che mortifica la dignità degli operai e dell’intera Irpinia; come in un drammatico gioco dell’oca, dopo mesi d’attesa si ritorna alla stazione iniziale, con una differenza sostanziale rispetto al passato, le vittime sono più scoraggiate, il fronte che con tanta fatica avevamo compattato dopo anni di duro impegno è diviso e, la comunità è precipitata di nuovo in una disarmante indifferenza.

Ci complimentiamo con gli autori, i tanti ipocriti che, a fasi alterne, sono comparsi e tornati nell’ombra quando conveniva farlo, paladini della giustizia di giorno e supini vassalli dei carnefici di notte. Occorreva spegnere la fiamma del conflitto, necessitava isolare Rifondazione Comunista e la parte più radicale dei lavoratori, normalizzare, questo era l’obiettivo; il potere locale e nazionale, è in possesso degli strumenti per raggiungere lo scopo ed ha saputo utilizzarli.

Adesso ricomincia il balletto degli appelli, delle interrogazioni parlamentari, dei tavoli di trattativa, tutto ciò è nauseante, chi è dotato di un minimo di ragione di fronte a tanta ipocrita cattiveria non può non indignarsi.

La vicenda isochimica non è una semplice vertenza sindacale, è l’emblema delle barbarie di un sistema marcio e corrotto in cui i potenti si arrogano il diritto di umiliare e pilotare la vita della povera gente, illudendola, rendendola complice, scatenando nella moltitudine guerre fratricide al fine di sterilizzare ogni ipotesi di rivendicazione sociale.

Hanno torto, abbiamo tutti torto, i morti non sono morti, gli ammalati fingono, le mogli, i figli che hanno perso un loro caro non hanno diritto d’asciugare il pianto e, l’amianto fa bene molto di più della coca cola, come amava affermare l’esecutore Elio Graziano.

Lo Stato è responsabile dello sterminio, perché all’epoca committente della commessa e consapevole che quell’azienda non poteva operare in tali condizioni, lo Stato è responsabile dello sterminio perché gli enti preposti alla prevenzione, alla vigilanza, alla verifica dello stato dei luoghi, hanno occultato le innumerevoli inadempienze provocando il fatto criminogeno.

Sono trascorsi trent’anni, oggi e la giornata dedicata alle vittime dell’amianto, le dichiarazioni di sdegno si accavalleranno e in noi la nausea diventa vomito, tuttavia con la schiena dritta continueremo la battaglia perché gli operai abbiano la possibilità di un risarcimento economico, affinché la bonifica si realizzi davvero e perché venga predisposto un piano di vigilanza sanitaria efficace, condiviso e costante. Riguardo all’iter processuale l’auspicio è che la Magistratura riesca a non farsi imbavagliare. Chi sa di essere responsabile e complice non dorma sonni tranquilli, pagherà tutto e caro.

 

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