Ex Irisbus, tappa decisiva a Roma. Gruppioni resta in pole position

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cgil mise
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Valerio Gruppioni non sarà stamane al Mise, ma il suo gruppo dovrebbe far parte della fase due di Industria Italiana Autobus. Il nuovo investitore privato, pronto ad affiancare Invitalia e Finmeccanica nella sfida del polo nazionale di produzione degli autobus, dovrebbe essere proprio il gruppo Sira, già presente da diversi anni in Irpinia nell’area industriale di Nusco.

Il tassello che ancora manca alla composizione del complesso mosaico dovrebbe essere sistemato questa mattina. Nei giorni scorsi Gruppioni, che ha confermato da subito di essere interessato all’investimento, ha preferito non sbilanciarsi. L’operazione non è semplice e l’imprenditore ha chiesto tempo per valutare con attenzione la situazione e verificarne la fattibilità, almeno dal suo punto di vista.

Stamane a Roma, al tavolo convocato dal ministro Luigi Di Maio, oltre alle parti direttamente coinvolte nell’operazione, si ritroveranno i sindaci di Flumeri e Bologna, i presidenti delle Regioni Campania e Emilia Romagna e le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali.

Il vertice dovrebbe fare finalmente chiarezza sui nuovi assetti di Industria Italiana Autobus. La maggioranza dovrebbe passare in capo alla nuova cordata pubblico-privata, mentre Stefano Del Rosso dovrebbe fare un passo indietro e mantenere una quota di minoranza. Questo resta lo scenario più probabile anche se, in una vertenza che si trascina ormai da oltre quattro anni, le sorprese non possono mai essere escluse.

Si dovrà discutere, questo almeno è l’auspicio del sindacato, anche della cassa integrazione in scadenza a fine anno. Il timore delle parti sociali è che lo stabilimento irpino di Flumeri non torni a regime prima della fine del 2018, lasciando così i circa 300 operai senza alcuna copertura sociale.

Il confronto di questa mattina è destinato in ogni caso imprimere una significativa accelerazione al progetto industriale. Le ultime commesse assegnate a Industria Italiana Autobus hanno confermato che il lavoro c’è, ma anche che occorre fare presto per evitare che si continuino a produrre pullman all’estero.