Chi ha giovato dell’incontro odierno tra Industria Italiana Autobus (IIA) e i responsabili delle aziende dell’ex indotto Irisbus? Questo il quesito che rimbalza da qualche ora a questa parte.
Quel che è certo è che il summit convocato stamane a Venticano appare rivelarsi come un nonsense logico che rischia di fare crollare all’improvviso ogni impalcatura, con l’insieme delle sotto industrie afferenti all’ex Irisbus – che per definizione, avevano ragion d’essere sino a qualche anno fa – sedute al tavolo con l’ad di IIA Stefano Del Rosso a chiedere lavoro, alla stessa stregua delle centinaia di dipendenti che dall’autunno del 2011 hanno portato avanti – vincendo – la loro personale ‘resistenza’ per il lavoro, e con la stessa Industria Italiana Autobus seduta dall’altro capo del tavolo a chiedere alla politica certezze sulle commesse.
Ci si era lasciati a fine 2014, nel corso del closing al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma, con l’intesa che nei primi mesi del nuovo anno sarebbero partiti i nuovi mini bus a Flumeri.
Oggi, invece, il punto – sacrosanto – è la mancanza di commesse.
Per la verità, dall’incontro odierno è emersa anche la volontà di Del Rosso di partecipare al bando di Invitalia per i contratti di sviluppo.
Con quali progetti? A Invitalia e dunque al Governo, la IIA chiederà fondi per far ripartire concretamente il sito di Flumeri e con esso, come pure lo stesso Del Rosso ha ribadito in mattinata, le aziende che operano nell’indotto?
Sia chiaro, il problema della mancanza delle commesse esiste ed è reale, così come è reale e tacito che bisogna lavorare all’offerta e al prodotto per ambire alle stesse.
Anche perché la politica e lo Stato danno gli indirizzi per fare impresa ma è l’imprenditore che fa lavoro.
L’hub industriale di Flumeri, che racchiude potenzialità incredibili – così come il suo indotto – potrebbe costituire una fonte di grande interesse per gli operatori nazionali e internazionali.
Si pensi alla qualità della manodopera, alle specializzazioni impiegabili per l’eventuale montaggio di nuovi autobus o per il cosiddetto revamping dei mezzi, che potrebbero essere restituiti alla collettività anche attraverso un grande piano di rigenerazione urbana a tutto tondo.
In quest’ottica riteniamo sia indispensabile lavorare all’offerta, valorizzando un capitale umano inestimabile e, al contempo, riducendo burocrazia e incertezze.