Anche se ancora vittima della poderosa sbornia di venerdì sera, la città di Avellino pian piano sta iniziando a realizzare quale sia la portata dell’impresa compiuta dalla Scandone. In città ormai non si parla d’altro: palasport, contratti, acquisti, giovanili, sponsorizzazioni. Il turbinio di emozioni di gara 3, con il commovente addio di Pozzecco a rendere ancora più unica ed indimenticabile la nottata, ha proiettato l’intera Irpinia verso una nuova dimensione, quella dell’Europa che conta. L’Eurolega è l’affascinante sfida alla quale è chiamata la società di patron Ercolino, ma il percorso si prospetta molto più difficile e insidioso del previsto. In primis c’è il nodo palazzetto da risolvere, tenendo sempre bene a mente quali e quanti siano i costi richiesti per affrontare la competizione europea, che nell’ultima edizione ha visto trionfare il Cska Mosca di Ettore Messina. Ad assistere alle Final Four di Madrid c’era anche Flavio Tranquillo, prima voce di Sky e punto di riferimento assoluto nell’universo della pallacanestro italiana. Pur se impegnato nelle telecronache dei playoff Nba in compagnia dell’inseparabile Federico Buffa, ‘The Voice’ continua a tenere le antenne sintonizzate sugli avvenimenti di casa nostra e offre le sue riflessioni su questo finale di stagione dell’Air.
L’Eurolega era una competizione inimmaginabile per Avellino fino a pochi mesi fa. Ora l’Air si ritrova catapultata nel grande basket ma la medaglia, al solito, ha due facce. Da un lato c’è il rilancio di una provincia massacrata dai problemi, il valore sociale dell’impresa e l’entusiasmo di un intero territorio. Dall’altro c’è la necessità di allestire una squadra di livello e di sostenere uno sforzo economico notevole, che tra viaggi aerei e spese di gestione rischia di diventare davvero alto. Visto il “Caso-Napoli” l’Euroleague per Avellino è un affare o una minaccia?
“Il problema di Napoli non è stata l’Eurolega, ma bensì l’aver superato i propri limiti. Napoli è andata oltre, basta non farlo e l’Eurolega non mangia nessuno, va vissuta come una bella festa in cui non devi per forza tornare a casa con la Miss. Se Avellino affronterà la competizione tenendo questo bene a mente anche facendo 0-10 non ci saranno conseguenze negative”.
Credi davvero che la città di Avellino possa trovare proprio nel Basket il viatico per il suo ‘risorgimento’?
“Non lo so, quello che mi auguro è che il basket possa aiutare ma non bisogna esagerare nel dare allo sport dei significati che non può e non deve avere”.
Matteo Boniciolli ha detto sempre che ora è il momento di cavalcare l’onda per rafforzare il movimento del basket in provincia. Partire dal basso, ovvero dal potenziamento del settore giovanile, può essere il primo e più importante passo? In una ideale ‘piramide’ di priorità, quali sarebbero la base e il vertice delle operazioni da realizzare secondo te?
“La base è fondamentale, ovviamente. Ma non può stare solo al vertice costruirla. Cioè la Scandone deve fare basket professionistico bene, il che significa anche seminare sul territorio alla ricerca di giocatori, allenatori, dirigenti, arbitri, giornalisti e tifosi di domani e dopodomani. Un impegno rivolto alla pallacanestro ma che non ha fini sociali. Di quello deve occuparsi qualcun altro, chi fa basket professionistico non lavora nel sociale”.
Il presidente Ercolino si è posto come primo obiettivo la conferma dei tre USA Green, Smith e Williams. E’ davvero possibile secondo te? Smith pare davvero ricalcare l’identikit del killer silenzioso che tanto fa impazzire i grandi club europei….
“Il mercato è fatto di domanda e offerta,da come si incrociano arriverà la risposta. Tenere tutti e 3 potrebbe significare dover andare oltre quei limiti, e non so se sarebbe il caso. Comunque confermo, Smith piace, e molto, a club di livello assoluto”.
Passiamo ora al lato tecnico. Nell’eventualità di poter confermare solo uno dei “big three” irpini, chi sceglierebbe “coach” Tranquillo? Punterebbe sull’indispensabilità di Williams per il gioco dell’Air, sul talento e il fascino di Green o sulla strapotenza di Smith?
“E’ solo un gioco, comunque io terrei Williams, mi sembra quello più coinvolto e inoltre può crescere enormemente. Gli altri due sono più decisivi, in ordine Smith e Green”.
“Nei playoff l’Air ha dimostrato un gioco offensivo poliedrico e ricco di mille sfaccettature, capace di cavalcare sia le mani calde degli esterni che la presenza sotto canestro dei lunghi. Che ruolo ha avuto Tonino Zorzi in questo sviluppo e nel miglioramento individuale di cestisti come Cavaliero e Williams?”
“Zorzi è un maestro, non si discuteva prima e non si discute adesso. Ma è la chimica che funziona, ovvero il connubio tra la sua vena geniale e la capacità di programmazione e il pragmatismo di Boniciolli. Dopotutto chi non si emoziona a sentire Zorzi che parla di basket, anche prima dei risultati di Avellino, non ama questo sport”.
Ultima domanda. Alla vigilia della finale di Coppa Italia dichiarasti che Avellino era già un team da scudetto, nel senso che non partiva sfavorita con nessuno. Ora la Scandone ha una panchina più lunga, un ambiente estasiato e l’enorme vantaggio di giocare senza pressioni…qual’è il tuo pronostico alla vigilia delle semifinali playoff?
“Prevedo una serie equilibratissima. 50,0001 % alla Lottomatica, ma nulla di più”.
(di Giuseppe Matarazzo)