Vacanzieri, amanti del sole e del mare, o della montagna, attenzione: il 2010 rischia di non avere l’estate. La colpa? Ancora una volta del vulcano islandese Eyjafjallajoekul, che dopo aver bloccato i voli di mezza Europa e creato non pochi disagi in tutto il vecchio continente, rischia ora di minare anche la normalità della ‘bella stagione’. E’ quanto si apprende da una climatologia del Cnr, Marina Baldi, che spiega come le ceneri, il gas e i materiali eruttati dal vulcano – se dovessero permanere nell’aria – potrebbero creare una sorta di cappa per il sole, non favorendo il passaggio dei raggi solari e quindi annullando il riscaldamento tipico della crosta terrestre durante l’estate. La speranza, per la Baldi, è che i detriti possano disperdersi rapidamente, magari depositandosi a terra con le piogge. Solo in questo modo, a quanto pare, si scongiurerebbe il rischio climatico. E la storia, in questo senso, mostra come l’evento non rappresenterebbe una novità assoluta. Già nel 1816, infatti, distorsioni climatiche distrussero i raccolti in molte zone del mondo e sempre a causa di un vulcano – il Tambora nell’isola di Sumbawa (Indonesia) – che immise notevoli quantità di cenere negli strati superiori dell’atmosfera.