Emergenza idrica: sollecitato incontro con la cabina di regia e il commissario straordinario

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I dati relativi alla disponibilità della risorsa idrica attestano come l’Italia stia attraversando la più grande siccità della propria storia. Dallo stato di crisi non fa eccezione l’Irpinia, nonostante la stessa sia storicamente dotata di un’ingente quantità di risorsa idrica. Ancor più nel dettaglio, il territorio della provincia di Avellino è interessato da un lungo periodo di siccità, causato dalle esigue precipitazioni degli ultimi anni, dalla notevole riduzione dei deflussi superficiali e conseguentemente delle riserve idriche, nonché della capacità di ricarica delle falde più superficiali. Gli effetti di tale situazione risultano aggravati anche dalle diffuse criticità strutturali degli impianti e della rete di distribuzione idrica. Non può non prendersi atto che il deterioramento delle condizioni ambientali causate dal cambiamento climatico non è un evento emergenziale ma è ormai un drammatico fenomeno irreversibile che richiede provvedimenti urgenti da adottarsi in un contesto che guarda al lungo periodo, al fine di preservare la risorsa idrica anche per le generazioni future. Oggi più ancora che in passato la scarsità del “bene acqua” richiede una gestione ottimale e partecipata dai cittadini, volta alla tutela della risorsa idrica nell’interesse collettivo, all’acquisizione di una cultura del rispetto per l’acqua in quanto bene limitato, che come tale va utilizzato. Per quanto concerne il territorio dei comuni sottoscrittori del presente documento, la quasi totalità delle abitazioni, delle strutture e degli edifici sono alle prese con interruzioni programmate e sistematiche della fornitura dell’acqua, la quale, in alcune zone, è utilizzabile solo per poche ore al giorno. Mai l’acqua è stata così scarsa e alla mancanza di precipitazioni, di piogge e di neve dello scorso inverno si sono unite le elevate temperature: il risultato è che i serbatoi che alimentano i comuni di competenza non sono in grado di rispondere alle esigenze delle rispettive comunità. Al fine di garantire un flusso idrico e una pressione adeguati, si è reso necessario procedere dal mese di giugno alla sospensione notturna dell’acqua, così da consentire il riempimento delle vasche di accumulo. Attualmente le sospensioni di erogazione dell’acqua sono giornaliere e sempre più prolungate, con lamentele e contestazioni legittime da parte dei cittadini e dei sindaci: è diminuita la portata delle sorgenti, a cagione di condotte groviera, la qual cosa sta generando una dispersione che sfiora il 60%. L’approvvigionamento idrico del territorio irpino, pertanto, desta allo stato forti disagi per il presente e ancora maggiori preoccupazioni per il futuro. Al momento, infatti, non solo non si sono ancora verificate precipitazioni idonee che consentano la ricarica delle fonti ma si osserva un progressivo abbassamento del livello delle falde acquifere che potrà comportare la dismissione di molti campi pozzi attualmente utilizzati per l’esercizio corrente. Tutte le risultanze degli accertamenti in corso evidenziano una significativa riduzione delle portate oltre ad uno scostamento negativo rispetto ai valori medi storici delle principali sorgenti (Candraloni, Accellica e Scorzella di Montella e Le Fonti di S.Andrea di Conza). Si evidenzia, tuttavia, che le sorgenti del Sele e del Calore trasferiscono oltre 5000 litri di acqua al secondo per il rifornimento potabile di oltre 4 milioni di abitanti della Puglia. L’approvvigionamento idrico, inoltre, presenta caratteristiche di criticità da oltre un decennio con un livello di gravità sempre più accentuato che rischia di trasformarsi, in assenza di mirati interventi infrastrutturali e di una rivisitazione delle concessioni, in una emergenza continua che prescinde dalla stagionalità e che può divenire questione di ordine pubblico. La crisi in atto, causa di gravi problemi all’intera economia locale, presenta caratteristiche specifiche, probabilmente tipiche solo di questa realtà: non si tratta infatti di crisi per significativi incrementi di richiesta nei periodi di maggior consumo (come per le zone costiere), né di crisi per assorbimenti anomali od elevati da parte di specifiche attività (come per le aree ad elevata industrializzazione), ma di crisi strutturale e infrastrutturale in quanto legata a: 1) scarsa disponibilità di risorsa (necessitano almeno 2,5mc/sec rispetto agli attuali 2.0mc/sec disponibili); 2) scarsa capacità di accumulo sui sistemi esterni di trasporto e di distribuzione (i primi presentano un volume di 128.000 mc pari ad una capacità di riserva di sole 17 ore mentre i secondi sono pari a 158.000mc corrispondenti ad una capacità di riserva di circa 20 ore); 3) assenza totale di invasi che consentano i necessari accumuli e modulazione della domanda in relazione alle effettive richieste; 4) vetustà e, frequentemente, insufficiente capacità di trasporto dei sistemi adduttori (gran parte di queste opere sono state realizzate dalla Cassa per il Mezzogiorno nel periodo 1960-1980), legate sia alla piezometria che alle caratteristiche dimensionali delle condotte; 5) eccessivo sviluppo delle reti di distribuzione a causa della polverizzazione della popolazione residente sull’intero territorio servito (gli acquedotti rurali hanno una estensione rilevante) e della presenza di troppi centri abitati a bassa densità abitativa. È naturale che la crisi idrica può portare alla riduzione della produzione agricola, causando problemi enormi rispetto ad una economia locale già depressa. Secondo fonti Coldiretti, nel 2022 la siccità ha causato almeno 6 miliardi di EUR di danni all’agricoltura e quest’anno la situazione rischia di peggiorare. Secondo i dati ISPRA si registra nel distretto dell’Appennino Meridionale uno scenario di severità idrica media, in quanto le portate in alveo risultano inferiori alla media, la temperatura elevata determina un fabbisogno idrico superiore alla norma, i volumi accumulati negli invasi e nei serbatoi non sono tali da garantire gli utilizzi idropotabili, irrigui, industriali e ambientali con tassi di erogazione standard e sono probabili danni economici e impatti reversibili sull’ambiente. Non può infine non rilevarsi che le peculiarità del caso Irpinia dipendono anche dall’atavica situazione di dissesto finanziario dell’Alto Calore Servizi S.p.a., oggi interessato da una procedura concordataria non ancora giunta ad omologazione. La società, costituita da 127 soci, segnatamente 126 Comuni delle Province di Avellino e Benevento e l’Amministrazione Provinciale di Avellino, cura, tre le altre attività, la gestione acquedottistica tramite il Servizio Acquedotto Esterno e i Servizi Reti operativi sul territorio. Il Servizio Acquedotto Esterno si occupa dell’approvvigionamento idrico a tutti i serbatoi cittadini dei 126 Comuni associati. In particolare, gestisce gli impianti di produzione (sorgenti e pozzi) e quelli di adduzione (condotte di collegamento tra le fonti di prelievo e i serbatoi cittadini). Il sistema è composto da circa 1100 Km di condotta, da circa venticinque opere di accumulo o centrali di sollevamento principali e da circa trenta di secondaria importanza. I Servizi Reti della Società hanno il compito di provvedere alla gestione, manutenzione, controllo ed esercizio delle reti di distribuzione comunale di acqua potabile agli utenti dei comuni soci. È del tutto evidente che una questione strutturale come quella poc’anzi sinteticamente descritta, pur nella peculiarità del caso Irpino e in uno spirito di costante interlocuzione e raffronto con l’ente gestore del servizio idrico, può trovare una risposta ai bisogni dei cittadini e delle comunità soltanto in politiche di ampia prospettiva che, ad oggi, vedono nella Cabina Regia per la Crisi Idrica e nel Commissario Straordinario Crisi, riferimenti imprescindibili. Per tali ragioni, i sottoscrittori della presente, Sindaci e rappresentanti di categoria, investono la Cabina di Regia e il Commissario Straordinario Crisi Idrica dell’emergenza idrica che attanaglia i territori della provincia di Avellino, chiedendo un incontro, al fine di rappresentare il grido d’allarme delle comunità interessate e di supportare, in una mera logica di concertazione e collaborazione interistituzionale, tutte le azioni di breve, medio e lungo termine, mirate al contenimento e al contrasto della crisi idrica, di competenza dei soggetti in indirizzo.

Sicuri di un sollecito riscontro, si porgono Cordiali Saluti

I Sindaci di Ariano Irpino, Altavilla Irpina, Aquilonia, Atripalda, Bisaccia, Bonito, Carife, Castel Baronia, Castelfranci, Cesinali, Chiance, Conza della Campania,, Flumeri, Fontanarosa, Forino, Frigento, Gesualdo, Greci, Grottaminarda, Lacedonia, Lauro, Luogosano, Melito, Mercogliano, Mirabella Eclano, Montecalvo Irpino, Montefusco, Monteverde, Montoro, Morra De Sanctis, Mugnano del Cardinale, Ospedaletto d’Alpinolo, Paternopoli, Pratola Serra, Quadrelle, Rocca San Felice, San Mango Sul Calore, San Nicola Baronia, San Potito Ultra, San Sossio Baronia, Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo all’Esca, Sant’Angelo Dei Lombardi, Santo Stefano del Sole, Savignano Irpino, Scampitella, Senerchia, Sirignano, Solofra, Sturno, Summonte, Taurano, Taurasi, Torella Dei Lombardi, Trevico, Vallesaccarda, Venticano, Villanova Del Battista, Zungoli. Per La Provincia di Benevento:

I Sindaci di Apice e San Giorgio del Sannio Rappresentanti di categoria Cia, Coldiretti Avellino, Uca Unionone Commercianti Arianesi, Cittadinazattiva, Consorzio Dop Irpinia Colline dell’Ufita, Terra Viva Campania.”