Emergenza idrica, Della Pia ventila il complotto: “De Stefano dovrebbe dimettersi”

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Tony Della Pia
Tony Della Pia

Mentre in assemblea dei sindaci si decide il nuovo corso dell’Alto Calore Servizi, il Partito della Rifondazione Comunista, attraverso una nota stampa della segreteria provinciale, richiama l’attenzione sull’emergenza idrica ormai sistematica in Irpinia ed il rischio di privatizzazione verso cui sembrano spingere certe gestioni.

“Il Mezzogiorno d’ Italia, e in esso l’Irpinia sono sotto un durissimo attacco a danno delle fonti d’acqua e all’intero sistema idrico – dichiara il segretario Tony Della Pia -. Le multinazionali mirano ad accorpare il ciclo idrico integrato dell’intero meridione, al fine di accaparrarsi la mega gestione e realizzare la più grande privatizzazione d’Europa, in totale contrasto con l’esito del referendum del 2011”.

“La priorità sono le fonti perché meglio controllabili, particolarmente fruttuose a fronte di spese e rischi minimi. La gestione del rubinetto principale favorisce l’acquisizione dell’intero ciclo integrato e il condizionamento politico del territorio. L’obiettivo è quello di giungere ad accorpare le Regioni del centro sud e affidare la gestione del ciclo integrato a un’unica enorme Corporation”.

“La legislazione, nazionale e regionale, sistematicamente fornisce gli strumenti utili alle lobby per agevolarle. Nel Decreto Ronchi, parzialmente abolito col referendum del 2011, erano previste forme di aggregazione. Lo Sblocca Italia ha indotto alla costruzione di Enti d’Ambito regionali che esautorano gli enti locali e con essi le comunità territoriali. Le norme finanziarie affamano i comuni e promettono favori a quelli che dismettono i servizi. I gestori e gli enti locali stanno raggiungendo accordi di aggregazione di livello ultraregionale: l’acquedotto pugliese AQP con l’acquedotto di Avellino ACS, con Gesesa S.P.A. di Benevento ( di proprietà di ACEA, quindi di Suez) con Gori S.p.A., gestore dell’Area vesuviano/sarnese/nolano/sorrentino (controllata da ACEA, Suez) stanno assumendo il controllo delle fonti campane, molisane e laziali”.

“In Irpinia una gestione affaristica e clientelare dell’ Alto Calore ha prodotto una situazione a dir poco drammatica che grava interamente sulla pelle dei cittadini; la situazione debitoria stimata intorno ai 130 milioni di euro è destinata ad aumentare visto che una rete inadeguata e vetusta oltre che comportare gravi disagi agli utenti, costretti in tutta la Provincia da mesi, a non poter usufruire di un bene primario quale l’acqua a causa delle perenni interruzioni, determinerà una lievitazione dei costi di gestione legati all’uso maggiore di energia elettrica e ai parziali quando inefficaci interventi di manutenzione. A tutto ciò c’è da aggiungere una gestione economica dell’Ente sconsiderata e sotto alcuni punti di vista clientelare”.

“Orbene le responsabilità del disastro sono evidenti e ricadono interamente su chi in questi anni ha gestito, in primis il Presidente Lello De Stefano che dovrebbe dimettersi immediatamente, ma le colpe sono anche politiche e nella fattispecie del Partito Democratico che ha utilizzato una struttura di pubblica utilità rendendola un carrozzone affaristico/clientelare. Oggi ipocritamente si tenta di scaricare il fallimento sulla pelle dei dipendenti, annunciando addirittura un’esubero di 100 unità per abbattere i costi, è un’ipocrita follia contro la quale ci batteremo con severa energia”.

“La nostra lotta sarà finalizzata a sostenere l’impegno dei comitati per l’acqua pubblica al fine di conquistare la nazionalizzazione del servizio idrico integrato. Le gestioni pubbliche locali devono essere sostenute dal legislatore e dal governo, le norme da approvare devono favorire la pubblicizzazione, mentre ai gestori pubblici locali devono essere affidate le fonti d’acqua, garantendo nel contempo la partecipazione delle comunità. Le reti idriche vanno ristrutturate con risorse economiche pubbliche, per garantire l’azzeramento delle dispersioni, la riduzione degli sprechi e la realizzazione delle reti duali. La depurazione va affidata alle gestioni locali, lo stato deve trasferire le risorse economiche direttamente o per mezzo del commissario, che deve vigilare sulle opere da realizzare, mentre il sistema fognario va ristrutturato a garanzia della corretta gestione del servizio idrico e della sicurezza del territori”.