Emergenza idrica a Solofra e Montoro, verso il sì alla caratterizzazione

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pozzi depurazione solofra
pozzi depurazione solofra

A un anno e mezzo dall’esplosione dell’emergenza acqua al tetracloroetilene a Solofra e Montoro la situazione nelle due realtà irpine della Valle dell’Irno sembra ancora essere in stallo.

L’ultimo summit convocato ieri in Prefettura ad Avellino è stato utile per pungolare ulteriormente gli uffici di Palazzo Santa Lucia in ordine all’ottenimento del via libera dei controlli giornalieri sulla falda, azione propedeutica alle ipotesi – pur vagliate – di espurgo pozzi e di rimessa in funzione di quelli che hanno valori di tetacloroetilene non preoccupanti. Il piano di caratterizzazione regionale (il 21 aprile ci sarà la conferenza dei servizi per approvare il piano di caratterizzazione rispetto alla contaminazione da tetracloroetilene nel comprensorio montorese-solofrano) e l’acquedotto di surrogazione sono i due step necessari a medio e lungo termine.

Alto Calore Servizi e Comune di Montoro hanno scelto la linea dura: all’orizzonte incombe la minaccia di nuovi disagi alle utenze civili con l’approssimarsi della stagione calda.

Le novità senza dubbio più significative arrivano dal fronte solofrano dell’emergenza che, oltre ad interessare le utenze domestiche, ha avuto riflessi anche e soprattutto nell’area industriale.

E’ degli ultimi giorni la pronuncia del Tar di Salerno (la 662 del 23 marzo 2015) che ha accolto il ricorso di un’azienda, di fatto scindendo l’intervento di caratterizzazione e bonifica di un sito inquinato dalla possibilità per la singola azienda di intervenire per abbattere il carico inquinate e quindi mandare avanti il ciclo produttivo.

Il ricorso effettuato contro la Provincia di Avellino dall’azienda conciaria – assistita dai legali Antonio De Stefano e Anna Petta e dal geologo Gerardo D’Urso – potrebbe creare le condizioni per il superamento dello stop all’emungimento dei pozzi industriali imposto a seguito dell’emergenza tetracloroetilene.

In sostanza, il Tar di Salerno è entrato nel merito dell’articolo 243 del Testo Unico sull’Ambiente così come emendato dal Decreto del Fare (art. 41, comma 1, del d.l. 21.06.2013): secondo i giudici del Tribunale amministrativo salernitano la falda oggetto dell’emergenza ambientale ‘beneficerebbe’ di una ripresa delle attività di emungimento non spinto (con il contestuale utilizzo di impianti di trattamento specifici, ndr). E se questo fosse vero, a beneficiarne potrebbero essere in prima persona proprio le aziende conciarie che potrebbero riutilizzare quell’acqua emunta per re-immetterla nel ciclo produttivo.

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