Di seguito la nota inviata da Sappe, Osapp, Uil Pa P.P., Sinappe, Fns Cisl, Uspp e Cgil Fp al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
Onorevole Ministro,
le scriventi Organizzazioni Sindacali da tempo hanno informato la S.V. sul preoccupante stato in cui versa il Corpo di polizia penitenziaria e le difficoltà, già rappresentate nell’incontro dello scorso 6 marzo, nell’interlocuzione con l’Amministrazione Penitenziaria.
Giova ribadire che si era concordata la fissazione di un nuovo momento di confronto con codesto Ministro allo scopo di proseguire de visu nella disamina delle criticità, la cui risoluzione costituisce per le scriventi una priorità irrinunciabile: l’annoso problema delle aggressioni in danno al personale di polizia penitenziaria, la necessità di provvedere alla modifica del D.M. 2 ottobre 2017 e di rimando dei PCD relativi alle dotazioni organiche del Corpo, la doverosa chiarificazione in merito all’onerosità degli alloggi di servizio. Il tutto in un clima di sofferenza che ha indotto le scriventi a proclamare uno stato di agitazione, individuando la data del 27 marzo per una possibile manifestazione di protesta.
La difficoltà rappresentata evidentemente non è stata valutata nella sua ampiezza dalla S.V. dato che fa giungere in data odierna per il prossimo 26 marzo la convocazione per la sottoscrizione del FESI 2018.
Spiace dover leggere in questa sequenzialità di atti un interesse marginale alle problematiche del Corpo, che non trovano il doveroso spazio nella Sua agenda, nonostante l’impegno dichiarato a proseguire nel confronto con le OO.SS. che, giova ricordare, hanno interrotto il dialogo con l’Amministrazione Centrale e che solo per senso di responsabilità hanno offerto il proprio contributo al tavolo di contrattazione per la definizione della vexata quaestio dell’assegnazione dei 971 vice ispettori.Ribadita la scala delle priorità negli interessi delle scriventi OO.SS. si invita a precisare se la convocazione del prossimo 26 marzo costituirà anche l’occasione per la discussione dei punti innanzi riportati, vedendosi costretti, nel caso contrario a disertare il tavolo.