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El.Ital, parla un operaio: “Pugliese vuole scaricare sui lavoratori i suoi fallimenti”

“Un altro colpo di scena di Massimo Pugliese – scrive un lavoratore El.Ital, Massimo Romano – ieri ha inondato le redazioni giornalistiche divulgando la notizia di  un fantomatico accordo stipulato con un cittadino libanese per la produzione di 50 MWP di pannelli fotovoltaici (due anni di lavoro), un impianto dal valore di 62 milioni di euro.

Questa notizia mi fa rammentare di un altro colpo di scena simile: nel Settembre 2014, il Pugliese chiese una cassa integrazione straordinaria di un anno per ristrutturazione aziendale in quanto doveva produrre 70 MWP di pannelli fotovoltaici. Questo lavoro veniva suddiviso in 3 turni lavorativi per 6 giorni la settimana, con nuove assunzioni ed addirittura con la creazione di una terza linea di produzione. Per abbassare i costi e rendere maggiormente gestibile il lavoro, tutti i lavoratori, mediante un accordo sindacale (poi disdetto) rinunciarono agli integrativi aziendali (300 euro mensili) maturati nel corso degli anni lavorativi. MORALE DELLA FAVOLA: tutto ciò che era stato programmato e concordato non fu attuato.

Infatti, l’ispettorato del lavoro dopo un controllo, con una nota inviata al Ministero, bloccò il pagamento della cassa integrazione in quanto non erano stati rispettati i termini dell’accordo. Ma ecco che arrivò un altro colpo di scena. Per sbloccare questa situazione, il Pugliese utilizzò la politica e il sindacato (accordo presso la Regione Campania, nel Settembre 2015) per cambiare le finalità della cassa integrazione che fu modificata in CRISI AZIENDALE. Il Pugliese ottenne il via libera, come se niente fosse successo, ed i lavoratori ci rimisero i 300 euro di integrativi aziendali (mai più rimborsati), gli stipendi, il Fondo Cometa non versato da Luglio 2014 ad oggi ed infine la procedura fallimentare.

Nel Settembre 2005 quando il Pugliese rilevò l’azienda dalla Flextronics, c’era si la cassa integrazione ma c’erano anche produzioni funzionanti ed era un’azienda altamente specializzata nel campo elettronico. Quindi, non è vero che stavamo con l’acqua alla gola. Chi ci guadagnò da questo cambio al timone dell’azienda fu proprio il Pugliese, il quale veniva da fallimenti e si trovò con un’azienda regalata con un bonus (carta canta) di circa 10 milioni di euro per mantenere i livelli occupazionali. All’epoca, c’erano 230 unità lavorative. Oggi siamo in 64. Altro che mantenimento del livello occupazionale. Detto ciò, appare chiaro che il Pugliese (dato che secondo lui noi dobbiamo andare a Montevergine come ringraziamento per ciò che ha fatto) deve andare direttamente a Betlemme a portare oro, incenso e mirra nella grotta della natività per il regalo ottenuto. In questi 12 anni di attività, il Pugliese ha collezionato fallimenti, debiti per milioni di euro, una decina di ipoteche, denunce varie e per non farsi mancare nulla, ha sulla coscienza anche centinaia di lavoratori, che con le loro famiglie piangono tutti i giorni, e molti creditori che sono stati ingannati attendono, sul serio, una grazia dalla Madonna di Montevergine. Questo simpatico imprenditore vuole scaricare su dei padri di famiglia e onesti lavoratori l’ennesimo fallimento nel suo “palmares”, solo perché questi lavoratori si sono permessi di  denunciare le malefatte che si sono susseguite nel corso degli anni e si sono “permessi” di TUTELARE I PROPRI DIRITTI. Inoltre, non sfugge all’attenzione di coloro che stanno seguendo da vicino le vicende dell’Elital che il Pugliese non addita il Sindacato come responsabile ma bensì stigmatizza l’operato di alcuni lavoratori. Chiaro??????

Solo in Italia può accadere che un PLURIFALLIMENTARE imprenditore possa ancora, senza il benché minimo pudore, avere voce in capitolo su vicende nella quale lui è il primo ed unico responsabile, millantando di essere onesto e in buona fede.

In conclusione, senza soldi i progetti rimangono sui tavoli, i sogni restano nel cassetto e gli accordi diventano carta straccia. Però caro Pugliese, se pensi che con il fallimento non ottempererai a saldare i debiti con i lavoratori, hai fatto i conti sbagliati.”

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