Cinquemila persone sottoposte a uno screening sanitario. Analisi del sangue, questionari, esami diagnostici. Centinaia di comuni, in prevalenza della Terra dei Fuochi, messi sotto i riflettori della medicina, della biologia e della genetica.
E’ questo il cuore del progetto Spes (studio di esposizione nella popolazione suscettibile), finanziato dalla Regione Campania con i primi 15mila euro.
Saranno stabilite possibili connessioni con inquinanti ambientali, prima ancora dell’incidere delle patologie. “Sarà un’operazione verità – afferma il governatore De Luca – Con la nuova programmazione dei fondi europei 2014-2020 che presenteremo il 21 marzo, avremo 5 miliardi di risorse disponibili. E un miliardo è per la ricerca”.
Servirà un anno per la raccolta dei dati e l’interpretazione. Il monitoraggio dovrebbe andare avanti per almeno 3-5 anni ma dipenderà dai fondi disponibili. “Dopo lo screening, i primi 1.000 risultati a rischio saranno seguiti al Secondo Policlinico”, precisa Francesco Cacciatore, medico del team di esperti. “Mettiamo a disposizione le migliori competenze della Federico II”, afferma il rettore Gaetano Manfredi.
Nel progetto sono coinvolti vari Enti scientifici. L’istituto zooprofilattico meridionale assieme al Pascale, il Cnr di Pisa, Avellino e Faenza, l’università di Napoli e quella di Milano, l’istituto superiore di sanità, il comitato interministeriale sulla Terra dei fuochi.
“Dopo il nostro studio su 4.400 campioni prelevati dai suoli – spiega Antonio Limone, commissario del’istituto zooprofilattico – Con 20 mila dati abbiamo stabilito che le produzioni alimentari non sono contaminate”.
Le aree di studio saranno tre: alto, medio e basso impatto.
Alcuni Comuni della provincia di Avellino (Montoro e Solofra) ricadranno nella fascia del medio impatto mentre altri (Calabritto, Senerchia e Caposele) nell’area a Basso impatto.