L’ennesimo caso di violenze fisiche e psicologiche ai danni di bambini dell’asilo si è, purtroppo, verificato in una scuola materna di Valle ad Avellino. L’insegnante, una 58enne del capoluogo, è stata arrestata dagli agenti della Squadra Mobile di Avellino ed è stata sottoposta agli arresti domiciliari: dovrà rispondere dei reati di abuso e maltrattamenti su minori.
La situazione, per la sua gravità, ha colpito più o meno l’intera provincia: tante le testimonianze di affetto nei confronti dei bambini e delle famiglie e tante anche le condanne dirette alla donna incriminata e a tutti coloro che hanno permesso il verificarsi di tali costrizioni fisiche e psicologiche. La domanda posta dalla moltitudine è “Come mai i colleghi di questa maestra non hanno denunciato tutto ciò?”. C’è chi vorrebbe telecamere a circuito chiuso nei luoghi pubblici particolarmente sensibili (anche a discapito della privacy) e chi ha suggerito accertamenti periodici sulle condizioni psichiche di tutto il personale scolastico per prevenire il manifestarsi di situazioni al limite come quelle emerse dagli onor di cronaca.
A tal uopo anche la psicologa irpina, dott. essa Annachiara Forte – specialista in abusi e violenze – si è espressa sulla vicenda, analizzando le cause che possono spingere una persona, che nella vita ha scelto di lavorare a contatto coi bambini, a perpetuare tali violenze a delle creature indifese.
“Ci troviamo, purtroppo, ad assistere all’ennesimo episodio di violenza negli asili. In quei luoghi che rappresentano, per eccellenza, il primo passo che il bambino compie nella società. È naturale chiederci come sia possibile che proprio quelle persone che hanno il delicato compito di offrire sostegno ed affetto, in assenza della mamma, siano le stesse che vediamo nei video accusatori. Accettare che accadono queste cose è impossibile, ma provare a capire perché si arrivi a tanto può aiutarci a far si che si prevengano tali situazioni.
Le motivazioni sono sicuramente da cercare nella rabbia ed nella gestione non funzionale di questa emozione, possiamo immaginare che ci sia un discontrollo delle emozioni, ovvero una cattiva gestione e un’incapacità a lasciare che l’emozione faccia il suo naturale percorso, questa – al contrario – resta bloccata in un circuito emotivo che si autoalimenta. Spesso l’origine è una condizione di burnout, ovvero una condizione di stress lavorativo in cui la persona prova distacco dal lavoro e comincia a trattarlo con cinismo, possiamo immaginare quanto questo possa diventare grave in quei lavori in cui è fortemente implicata la relazione, soprattutto con dei minori.
Alla base potrebbero esserci problematiche personali anche molto serie legate a disturbi di personalità che comporterebbero una non idoneità a questo lavoro. Bisognerebbe per cui periodicamente accertarsi delle condizioni psichiche di chi si prende cura dei nostri bambini e formare tutto il personale scolastico per permettergli di riconoscere i primi segnali di violenza, assicurandogli un supporto professionale che aiuti ad affrontare questi gravi disagi.
In questa triste storia non dobbiamo dimenticare né i bambini che porteranno a lungo le cicatrici della brutta vicenda, né le mamme ed i papà che hanno affidato i loro piccoli a chi doveva proteggerli e che ora possono trovarsi a fare i conti con un grande caos emotivo misto di rabbia, paura, tristezza e anche senso di colpa.”
di Renato Spiniello.