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Dossieraggi e ricatti con il software spia nei telefonini: ci sono quattro indagati

Creavano degli archivi riservati utilizzando un server di Amazon in Oregon e da lì hanno scaricato migliaia di foto, video, conversazioni private via WhatsApp e altre applicazioni di messaggi, registrazioni di colloqui.

Dati segreti ottenuti effettuando le intercettazioni ambientali e telefoniche per conto dei magistrati, ma anche spiando illegalmente migliaia di computer e telefonini. Sono clamorosi i risultati dell’inchiesta dei magistrati di Napoli che ha portato all’iscrizione all’elenco degli indagati indagati i quattro titolari delle aziende che lavoravano per i pm con le accuse di violazione delle norme sul trattamento dei dati personali e la frode in pubblica attività.

La prima ad aver individuato la falla è stata la Procura di Benevento, ma le società sotto inchiesta gestivano le intercettazioni per gli uffici giudiziari di Roma, Milano, Napoli e altre città. Il sistema utilizzato per le intercettazioni illegali era apparentemente semplice: veniva inviata una mail e aprendola o scaricando il materiale si attivava la captazione e i dati sono finiti nel server segreto.

È stata la Finanza ad accorgersi delle anomalie, e i controlli effettuati dai carabinieri del Ros e dalla polizia postale su delega del procuratore Giovanni Melillo hanno consentito di scoprire questo incredibile mercato di informazioni segrete.

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