Dopo la condanna, nuove accuse al padre “orco” di Summonte

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Il cinquantottenne padre orco di Summonte, già condannato nel marzo scorso per gli atti sessuali sulla figlia minorenne di quattordici anni, rischia ora un nuovo processo. La Procura di Avellino ha infatti chiuso un secondo filone di indagine nei confronti dell’uomo, contestandogli il reato di maltrattamenti nei confronti della figlia minorenne che avrebbe in alcune occasioni anche violentato.

L’uomo è stato destinatario di un avviso di conclusioni delle indagini preliminari firmato dal pm Cecilia Annecchini, il magistrato che ha coordinato le indagini dei Carabinieri della Stazione di Ospedaletto. Quattro in tutti gli indagati nel nuovo filone di inchiesta, oltre al cinquantottenne sono stati raggiunti dall’avviso per falsa testimonianza resa davanti al Tribunale Collegiale di Avellino altri tre familiari, ascoltati come testi proprio nel processo nato dalla storia di violenza sessuale ai danni della figlia tredicenne.

I MALTRATTAMENTI

Tredici anni di mancanza assoluta di cura nei confronti della figlia minorenne, che soffriva anche di problemi di salute. Nessuna attenzione all’igiene personale, né ad evitare che si allontanasse da casa, nessuna attenzione all’apprendimento scolastico della bambina. La ragazza, da quanto raccolto da parte dei Carabinieri, avrebbe vissuto per anni una condizione di totale incuria e abbandono. Non frequentava con regolarità la scuola, non vestiva con abiti adeguati alle stagioni, in più occasioni le stesse insegnanti erano state costrette a pulirla. Avrebbe anche minacciato di morte insegnanti e assistenti sociali. Per le indagini e le perizie disposte dalla Procura, la condizione di maltrattamenti patita dalla ragazza, avrebbe determinato per lei un deficit psichico che, nonostante i tredici anni la rendeva di fatto una bambina di sei anni. Accuse che si aggiungono a quelle che hanno già portato ad una pesantissima condanna nel marzo scorso nei confronti del cinquantottenne.

FALSA TESTIMONIANZA

Nell’ambito dello stesso procedimento, in ragione delle dichiarazioni rese a favore del cinquantottenne il 18 novembre del 2021 nell’ambito del processo per la violenza sessuale sulla minore, i suoi familiari avrebbero riferito circostanze che per il Tribunale si sono rivelate mendaci. In particolare i fatti relativi al rapporto tra il padre e la bimba e una serie di circostanze denunciate dalla ragazza e raccontate nel corso degli accertamenti disposti dalla Procura.

LA CONDANNA IN PRIMO GRADO

Nel marzo scorso il cinquantottenne è stato condannato in primo grado a 13 anni di reclusione. La storia venne scoperta dai carabinieri della stazione di Ospedaletto D’Alpinolo nel marzo del 2020. La bambina come grido d’aiuto mesi prima si recò davanti al comune e si strappò i vestiti di dosso. Il sindaco all’epoca allertò i servizi sociali. La minore nel mese di ottobre del 2019 fu presa in carico e venne affidata ad una casa protetta assistita da sociologi e psicologi dove si raccolsero le ricostruzioni delle violenze dalla viva voce della piccola anche affetta da disabilità. L’uomo venne arrestato a fine novembre 2020. Una storia terribile per la bambina vittima di quello che il Gip aveva definito brutale istinto sessuale. Ora il cinquantottenne rischia questo nuovo processo.