Si è svolto giovedì 13 marzo, presso la Libreria Mondadori di Avellino, l’evento dedicato al ruolo delle donne nel Rinascimento, un argomento di grande rilevanza storica e culturale. Moderato da Gianluca Amatucci, l’incontro ha visto la partecipazione di esperti del settore, con un focus particolare su come la vita e le esperienze delle donne di quel periodo siano state storicamente sottovalutate.
Nell’introduzione dell’evento, Ettore Barra, direttore di “Riscontri” (Terebinto Edizioni), ha evidenziato il particolare interesse della rivista per l’Irpinia, trattando di figure come Maria d’Avalos ed Eleonora d’Este, tragicamente legate al principe dei musici Carlo Gesualdo.
La professoressa Maria Rosaria Pelizzari ha sottolineato come le fonti storiche, spesso dominate da una prospettiva maschile, abbiano contribuito a un’immagine distorta della vita femminile nel Rinascimento: “Ci sono personaggi misconosciuti che, attraverso studi approfonditi, possono emergere dalle ombre della storia per illuminare il nostro passato”. Uno dei temi chiave affrontati dalla professoressa è stato quello dei destini di emarginazione delle donne. Ha raccontato storie di figure storiche come Isabella Morra, il cui “delitto d’onore” rappresenta un tragico esempio delle conseguenze della violenza sul corpo femminile. “Il corpo di una donna apparteneva alla famiglia e il suo onore doveva essere difeso” – ha osservato Pellizzari, sottolineando come questo portasse spesso a esiti fatali. Inoltre, ha discusso della “melanconia”, descrivendola come una condizione comune tra le donne aristocratiche, spesso chiuse nella loro sfera domestica e costrette a subire matrimoni combinati: “Questa forma di tristezza era vista come una malattia e rifletteva una società che sottovalutava le emozioni femminili”.
Durante l’incontro è emersa anche l’importanza di alcune figure femminili nel panorama culturale e politico dell’epoca: Vittoria Colonna ed Elisabetta Gonzaga sono state due protagoniste che, pur operando in un contesto dominato da intellettuali uomini, hanno saputo conquistare spazi di relativa libertà. La professoressa Milena Montanile ha notato come “queste donne non solo hanno partecipato a circoli intellettuali, ma hanno anche influenzato le generazioni successive con le loro opere e la loro presenza”. Un altro esempio significativo menzionato è quello di Giulia Gonzaga, che ha trovato nel monastero uno spazio per esprimere la propria abilità intellettuale e artistica.
L’intervento di Lorenzo Terzi, Direttore dell’Archivio di Stato di Avellino, ha messo in luce che la difficoltà di raccontare la storia delle donne è legata soprattutto ai “problemi di fonti” che hanno storicamente filtrato le narrazioni attraverso prospettive maschili. È stata anche l’occasione per riflettere sul ruolo degli archivi nella ricerca storica contemporanea, quando molti studiosi privilegiano altri tipi di fonti rispetto a quelle documentarie, come, ad esempio, l’arte pittorica. Terzi ha evidenziato la necessità dell’integrazione delle fonti, perché una parte importante della storia dell’arte si trova proprio negli archivi con i contratti tra artisti e committenti.
Inoltre, Milena Montanile ha difeso la necessità di uno studio interdisciplinare che integri storia, antropologia e gender studies per comprendere appieno la complessità delle vite femminili nel Rinascimento. Riferendosi a studi recenti, ha evidenziato come il Rinascimento meridionale abbia spesso ricevuto meno attenzione, nonostante le sue peculiarità e le figure straordinarie che lo hanno caratterizzato.
Un aspetto interessante discusso durante l’incontro è stato il fenomeno delle “streghe”, che rappresentava una forma di critica sociale ai margini delle normative sociali e religiose. Molte donne venivano accusate di stregoneria non solo per le loro scelte di vita, ma anche per il loro rifiuto di conformarsi ai ruoli tradizionali. “Nel Mezzogiorno – ha ricordato Lorenzo Terzi – più che di streghe si trattava di fattucchiere, dedite alla creazione, su commissione, di pozioni talvolta letali”.
I vari interventi, tenuti in presenza di un pubblico numeroso ed attento, hanno permesso di esplorare e rivalutare il contributo distintivo delle donne durante un periodo di transizione e grande fermento culturale, evidenziando come le storie dei più deboli possano stimolare il dibattito contemporaneo e ispirare una nuova generazione di storici e studiosi.
L’evento è stato arricchito anche dalla lettura di diversi brani da parte dell’attrice Rosita Speciale. È possibile visionare la registrazione integrale dell’evento sulla pagina Instagram del Terebinto Edizioni.