Don Giuseppe incontra il tredicenne bullizzato: preghiamo anche per i ragazzi che lo hanno aggredito

0
664

AVELLA- “Vicini al ragazzo bullizzato ma preghiamo anche per quelli si sono atteggiati da bulli, perche’ riconoscano la sofferenza provocata dalle loro azioni”. Don Giuseppe Parisi, parroco della vicina comunita’ di Avella, da anni impegnato nella solidarieta’ con un villaggio in Africa, ha voluto conoscere il ragazzo di Sirignano che, come ha scritto lui stesso sulla sua pagina social: “purtroppo qualche giorno fa è rimasto vittima di bullismo da parte di alcuni giovani più grandi di lui. Ho avvertito il desiderio di conoscerlo da vicino, per guardarlo negli occhi ed esprimergli tutta la solidarietà di tanti cuori che hanno provato sofferenza per il becero fatto, grazie a Dio venuto alla luce. Non oso immaginare quanti altri episodi del genere rimangono nascosti per omertà o per paura di ritorsioni”. Le domande ma anche le certezze, confortando il tredicenne: “Gli ho chiesto scusa perché viviamo in una società ormai particolarmente malata di egoismo e di vuoto- ha spiegato il sacerdote- e tantissimi genitori fanno realmente una fatica immane per indirizzare i figli sulla via della civiltà.
Gli ho detto però che esiste anche tanta gente buona che combatte per un mondo più bello e quindi più umano. Gli ho proposto di inserirsi nell’azione cattolica o in altri gruppi e di frequentare ragazzi di cuore, che lo rispettano e che si fanno compagni di vita, affinché il viaggio risulti meno duro”. Don Giuseppe conosce già bene la famiglia del tredicenne: “appartiene a una famiglia molto modesta. È il secondo di 5 figli. La più grande ha 16 anni, i più piccoli, due gemellini bellissimi, di due anni. Il papà da due anni è costretto a letto per una gamba rotta per un brutto incidente stadale. Attualmente è ancora in cura. La mamma donna semplice e spaventata che ha un bel carico di responsabilità sulle spalle. Li ho consolati ed incoraggiati.Quando ho deciso di congedarmi per andare via, mi ha regalato un abbraccio e mi ha detto “Grazie don Peppe, la nostra casa per voi è sempre aperta, vogliamo farci una foto con gli occhiali da sole appena regalati?” Gli ho detto “certo, con tanto piacere”. Gli ho portato l’abbraccio della Comunità Cristiana, la Chiesa, vicina, sempre, a chi è nella prova”. Ma niente condanne ma solo preghiera anche per gli aggressori: ”
Intanto prego ed invito a pregare per i ragazzi che hanno assunto l’atteggiamento di bulli. Chissà che questo evento li metta in crisi, capiscano che talvolta quello che si può ritenere un gioco può poi sfociare in sofferenza e tanto male.L’esagerazione non è mai buona! Ammettano i propri errori e diventino costruttori di pace. Questa diventerebbe la più grande e bella richiesta di perdono”.