DOCG: in Campania tre su quattro sono Irpini, ma non solo vino…

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DOCG, ovvero acronimo di Vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, dalla descrizione si legge: vini regolamentati da un disciplinare e contraddistinti da una zona di origine ben precisa, anche con indicazione di sottozona, fino a restringere l’area a un comune, una frazione, una fattoria, un podere o una vigna; la zona è tipicamente abbastanza ristretta ed è quella maggiormente avocata alla produzione di quel vino.

In Campania sono quattro in totale i vini DOCG prodotti: Aglianico del Taburno, Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi. Tre dei quattro sono quindi figli di un unico areale: l’Irpinia, territorio storico-geografico ricompreso nella provincia di Avellino. La zona è a poco più di 50 chilometri nell’entroterra dalla Costiera Amalfitana, in un luogo dove il turismo di massa non è mai arrivato e proprio questo fattore probabilmente ha fatto mantenere l’antica tradizione viva ed emozionante.

Un patrimonio secolare che rivide nelle sue manifestazione carnascialesche, nei grandiosi carri di paglia, nei riti arcaici della Settimana Santa, nei falò propiziatori e nelle leggende tramandate da generazione in generazione. Non solo vino tuttavia, ma anche i frutti della terra: come la Cipolla Ramata di Montoro, l’olio dell’Ufita, il Tartufo nero di Bagnoli, la Castagna di Montella IGP o le nocciole irpine.

Senza dimenticare il Pecorino Bagnolese, prodotto con il latte di una razza ovina autoctona a limitata diffusione e per questo inserita nel progetto Arca del Gusto di Slow Food. E ancora i salumi mugnanesi, la Castagna di Serino, il Caciocavallo di Grotta e infine il Pane di Montecalvo. Irpinia insomma terra di gusto e sapori.

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