Dissesto o piano di riequilibrio, Giordano: “Avellino ha bisogno di un piano di rinascita”

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Marco Imbimbo – Dissesto e mozione di sfiducia sono gli argomenti che accompagneranno l’amministrazione comunale in questo mese. Domani, inoltre, verranno affrontati in conferenza dei capigruppo, a cominciare dalla sfiducia al sindaco Ciampi, depositata in Comune e in Prefettura. Il presidente del consiglio comunale, Ugo Maggio, ha ipotizzato il ritiro in attesa che la dichiarazione di dissesto arrivi in Aula, ma i “Popolari”, tra i primi firmatari, hanno una posizione diversa, come spiega Nicola Giordano.

«Esiste una mozione presentata e che ha il suo iter, ovvero deve arrivare in Aula entro 30 giorni. Io resto fermo su questa posizione, poi se qualcuno sta immaginando che si possa fare un percorso diverso, ne ragioneremo insieme anche perché questo non è un documento fatto in solitudine», sottolinea Giordano che, sull’ipotesi avanzata da Maggio spiega: «La sua proposta di ritiro è una valutazione fatta in piena autonomia. C’è qualcun altro che sta pensando la stessa cosa, ma per noi rimane la condizione la mozione di sfiducia. I matrimoni si fanno insieme, ma non sono indissolubili».

Sul tavolo, però, c’è anche il futuro dell’ente perché la Giunta ha approvato una dichiarazione di dissesto che dovrà arrivare in Aula, ma si attende il parere dei revisori dei conti.

«C’è un’amministrazione che bisticcia con i numeri, se fossimo stati a scuola li avrebbero rimandati in matematica – ironizza Giordano. La politica è fatta di certezze e serietà. I numeri devono essere certificati. Dalle ultime vicende, però, immaginiamo che questa amministrazione abbia delle difficoltà sui numeri».

Un’eventuale dichiarazione di dissesto o un piano di riequilibrio, come suggerisce il dirigente alle Finanze, dovranno essere valutati sulla scorta di ciò che prevedono le normative nazionali. «Al di là della durata di questa amministrazione, quello che mi interessa è cosa si vuole fare per il futuro della città – sottolinea Giordano. Esistono delle possibilità immediate per mettere in sesto i conti, a cominciare da un piano di vendita reale e concreto».

Il consigliere dei Popolari, insomma, guarda ai beni del Comune per risanare i conti, anche a quelle strutture importanti. «Dobbiamo prendere in considerazione anche il Palazzetto dello Sport, lo stadio, alla luce anche della rescissione con l’Us Avellino, e la piscina comunale, verificando i rapporti con il concessionario. Queste strutture rappresentano dei costi importanti per l’ente – ricorda Giordano – e quindi bisogna mettere in campo delle misure per rientrare delle spese. Solo in ultima ratio c’è la possibilità di alienarle».

Non la vendita immediata di queste strutture, quindi, secondo Giordano bisogna prendere in considerazione quegli strumenti per far sì che non rappresentino più un costo, ad esempio guardando ai project financing. Chiaramente il tutto deve avvenire tramite bandi che tutelino «l’amministrazione comunale e mantenendo la destinazione d’uso – sottolinea Giordano. In questa provincia c’è un pezzo d’imprenditoria che mostra un certo interesse per lo sport e che potrebbe venire incontro alle esigenze dell’amministrazione per cui l’ente potrebbe ridurre i suoi costi, ma anche recuperare delle somme per garantire un futuro a questa città».

Secondo il consigliere Giordano, dunque, oltre a parlare di dissesto o piano di riequilibrio, bisogna cominciare a immaginare un futuro per la città. «Avellino ha bisogno di un piano di rinascita che, partendo da una certificazione del debito, possa avere una prospettiva nel recuperare una tranquillità di gestione. Ad esempio riprendere un’attività dei servizi».

Tra i settori a cui guardare con attenzione, c’è quello dell’urbanistica. «Se ripartisse l’attività edilizia, ci sarebbero anche alcune entrate che per il Comune erano indispensabili, come quelle legate agli oneri di urbanizzazione. Inoltre ripartirebbe anche lo sviluppo della città – sottolinea Giordano. Avellino si deve sviluppare da un punto di vista pubblico, guardando anche alla perequazione. Questo strumento era nato per valorizzare le proprietà comunali, ma ciò non può avvenire se l’attività edilizia è ferma».

Ripensare l’urbanistica in città, vuol dire anche dare la possibilità al Comune di far cassa con la vendita dei diritti edificatori. «Ce ne sono alcuni molto importanti valutati circa 12 milioni di euro, ma l’ente non è mai riuscito a venderli perché non c’è la certezza su cosa si possa realmente costruire. Quindi bisogna ragionare sull’urbanistica, non nell’ottica della speculazione, ma partendo da quello che il piano prevedeva e realizzare la città pubblica. Potrebbe essere un ulteriore elemento per bilanciare i conti comunali».