Di Caprio, è quasi un Oscar alla Carriera. Trionfa il mito di Morricone

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Pasquale Manganiello – Alla fine Leonardo Di Caprio ce l’ha fatta, è salito sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles e si è preso l’Oscar dopo anni di “tormenti” e sbeffeggiamenti del web. Una statuetta che premia il grande lavoro svolto per “The Revenant”,  una performance in gran parte muta che insiste sull’aspetto estremo della lotta per la sopravvivenza. Diciamola tutta: poca roba rispetto ad altre grandissime interpretazioni del divo di Titanic che, probabilmente, quest’anno ha più vinto un Oscar alla carriera che altro, considerando la strepitosa prova di Eddie Redmayne in “The Danish Girl”.

Un pò come quanto accaduto al suo mentore, Martin Scorsese, ignorato per capolavori assoluti come Taxi Driver, Toro Scatenato, Casinò, Quei Bravi Ragazzi, Kundun, The Wolf of Wall Street e premiato per un film per così dire “minore” (rispetto alla sua inarrivabile produzione da regista) come “The Departed”.

Non tutti sanno che durante le riprese di “The Revenant” il buon Leo ha dovuto indossare una pelliccia d’alce e una di orso pesanti 45 chili, che ha rischiato più volte di cedere all’ipotermia, che ha lavorato anche quando aveva la febbre alta, in modo da sfruttare ogni malanno per rendere ancora più autentica la sua interpretazione; la tosse continua che si sente nel film non è infatti simulata, bensì la bronchite che DiCaprio si è procurato a -30°C.

Alla fine Di Caprio si è meritato questa soddisfazione, ricercata, voluta fortemente e che evidenzia lo straordinario percorso di crescita cinematografica dell’attore californiano che già in “Buon Compleanno Mister Grape” del 1993 aveva dimostrato di essere un predestinato.

Altro trionfatore per “The Revenant” è il suo regista, Alejandro González Iñárritu, che bissa la statuetta dello scorso anno per Birdman. Premiata la straordinaria resa cinematografica di paesaggi remoti, meravigliosi, immacolati, la luce naturale che porta i tuoi occhi e la tua mente in posti che sembrano mai toccati dall’uomo.

Il miglior film premia il grande giornalismo d’inchiesta americano. “Il Caso Spotlight”, di Tom McCarthy, racconta l’inchiesta giornalistica del Boston Globe che nel 2002 ha scoperto abusi sessuali su minori da parte di esponenti della Chiesa cattolica di Boston. Il film denuncia la mancanza di attenzione e il silenzio delle famiglie influenti di Boston, della polizia, dei politici ed il tentativo della Chiesa di insabbiare tutto. Un film corale ed intenso sull’importanza di un lavoro, quello giornalistico, negli ultimi tempi bistrattato anche dalla categoria stessa, un esempio autentico di come la società necessiti della passione di uomini pronti a tutto pur di far emergere la verità.

Un costante rimando alle brutture di un mondo che nega l’assurda violenza pur di salvarsi la faccia, che riduce a brandelli la vita di ragazzi, come lo siamo stati tutti, per poi oscurarne il desiderio di giustizia. Un vero capolavoro, Oscar meritato.

Gli avevamo fatto gli auguri su questo portale lo scorso 15 Novembre. 87 anni e non sentirli per il grande maestro Ennio Morricone che si porta a casa il secondo Oscar, ennesimo straordinario riconoscimento di una carriera al limite del sublime. Una colonna sonora voluta fortemente da Quentin Tarantino per un western politico che non mi ha entusiasmato, un marchio di straordinarietà all’interno di un film che, sicuramente, in un’ottica europea rende meno rispetto alla visione americana, più emotivamente coinvolta nella trama e nel racconto dei personaggi di “The Hateful Eight”.

Il maestro, profondamente commosso, ha detto: “Buonasera signori, ringrazio l’Academy per il prestigioso riconoscimento. Il mio pensiero va agli altri candidati e in particolare allo stimato John Williams. Non c’è musica importante se non c’è un grande film che la ispiri, ringrazio quindi Quentin Tarantino per avermi scelto e il produttore Harvey Weinstein e tutta la troupe del film. Dedico questa musica e questa vittoria a mia moglie Maria”.

Non è stata certo la migliore colonna sonora della sua vita e non sarà solo questo Oscar a iscriverlo nella leggenda del cinema, ma Ennio Morricone rappresenta l’Italia nel mondo come pochi: la glorificazione è ormai una vera formalità.

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