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“Il destino è scritto nelle stelle”: la Seconda Guerra Mondiale in una storia irpina

Di Andrea Forgione

“La  guerra è l’arte di distruggere gli uomini, come la politica e l’arte di ingannarli. E la guerra  ne ha distrutto di vite, di sogni  e di amori,  anche qui in Irpinia. Basta girarla in lungo e largo per averne la conferma. Se vi e’ una costante nei piccoli spicchi di umanita’, arroccati su colli e pianori , e’ il monumento ai caduti delle grandi guerre. Volti di giovani contadini e nomi scolpiti sul marmo freddo,   che prima erano desideri ,  sogni  e  speranze , svaniti per sempre nel carnaio che fu la seconda guerra mondiale.  .Come i protagonisti di questa storia vera .

Concetta Barbieri e Gennaro Lo Vuolo ( zio del compianto Fiore Lo Vuolo, ex  direttore amministrativo ASL Ariano Irpino)  erano coetanei e vivevano a Paternopoli. Le rispettive famiglie lavoravano fondi agricoli vicini ed i due ragazzi fin da piccoli avevano giocato insieme . Nel 1940 ,  lei aveva 16 anni  e lui 18 , in accordo  con   le rispettive famiglie avevano deciso di convolare a nozze. Ma,  il 10 giugno il dittatore fascista  Benito    Mussolini dichiaro’ guerra  alla Francia e all’ Inghilterra.  Tutti i giovani furono mobilitati , compresi alcuni fratelli di Concetta. Ed anche Gennaro Lo Vuolo fu chiamato alle armi. Nello stesso momento a Gesualdo   il diciottenne Giovanni Forgione  aveva  ricevuto l’ordine da suo padre Andrea di recarsi  nel pagliaio  a prendere una balla di fieno per le mucche. Entrato  nel deposito senti dei gemiti provenire dal fondo  del fienile. Si avvicino’ e vide la sorella giacere in amplesso  carnale con un suo coetaneo vicino di casa. Non perse tempo: raggiunse l’abitazione di famiglia   , prese la pistola del padre  e torno’ di corsa  nel pagliaio . Appena entrato esplose un colpo di pistola in direzione dell’amante della sorella  , poi divenuto suo marito,  ferendolo  alla coscia. E’ evidente che aveva mirato ad altro bersaglio. Per evitare l’arresto si diede alla macchia. Passarono alcuni giorni ed i carabinieri di Gesualdo si recarono a casa di Andrea Forgione. Gli comunicarono che il figlio Giovanni  era ricercato  ma  se avesse accettato di arruolarsi  per andare in Libia le accuse sarebbero cadute. E fu cosi che Giovanni si arruolo’ . Aveva solo 18 anni  e fu spedito in Libia ad El Alamein. A Paternopoli , intanto , Gennaro Lo Vuolo  era partito  e da qualche settimana era in Friuli Venezia Giulia per un breve periodo di addestramento come alpino. Un giorno  Gennaro seppe che  la sua destinazione finale era la Russia. Prima di partire per la  Polonia scrisse a Concetta chiedendole  di sposarlo e  nella missiva spedi  anche  la delega a firmare gli atti di matrimonio al padre di Concetta , Michele Barbieri.

Concetta accetto’ e dopo pochi giorni si sposo’  per delega. Fu un matrimonio di guerra. Gennaro , ricevuta la notizia dell’avvenuto matrimonio , parti’  rinfrancato  e con   la speranza di tornare  vivo da sua moglie che lo aspettava, appena finita la guerra . Ma le cose non andarono come Gennaro sognava. Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.  E fu cosi che il destino parlo’  la sua lingua di morte. Gennaro avanzo’ nella sterminata steppa russa , come tutto il contingente italiano ,  fino a Stalingrado . Credette , come tutti, che la guerra stesse  per finire  e  percio’ sognava di riabbracciare la sua Concetta ma, una mattina,  da assalitori si ritrovarono accerchiati nella sacca di Stalingrado. Gennaro conobbe la fame, il freddo, il dolore  fino a che’ un giorno, uscendo da un nascondiglio nei pressi di una fabbrica,  un cecchino russo lo colpi alla testa, uccidendolo. Diversa sorte ebbe Giovanni . Anche lui avanzo’ fino al confine egiziano  ma poi nella terza battaglia di El Alamei  gli inglesi sfondarono  ed i soldati di  Erwin Rommel fuggirono , lasciando gli italiani a piedi nel deserto, senza munizioni, acqua e viveri.  Furono giorni tremendi , molti giovani italiani morirono …ma Govanni no. Dopo tre giorni di agonia sotto il sole  fu fatto prigioniero dagli inglesi  e portato in Egitto. Guarito dalle ferite  fu imbarcato e trasferito in Scozia , presso un campo di concentramento alle porte di Edimburgo.  Li , fu obbligato a lavorare in una fabbrica di proiettili per carro armato , mangiando una sola razione  di patate  al giorno, compresa la buccia .

Gli anni passarono  ,  la guerra fini con la sconfitta dei nazi-fascisti. Giovanni Forgione torno’ a Gesualdo. Gennaro Lo Vuolo  non torno’. Concetta Barbieri divenne vedova, prima ancora di conoscere i piaceri del matrimonio,  e di Gennaro gli resto’  solo la placca identificativa con il numero di matricola. Anche Mario, fratello di Concetta , torno’ vivo dalla guerra. La vita riprese   i suoi ritmi normali . Si lavorava la terra  e la sera , qualche volta, si ballava sull’aia  delle “ masserie” in occasione di matrimoni o di ricorrenze religiose. E fu cosi che un giorno , in una casa di campagna di Villamaina, Mario e Giovanni si conobbero. Mario sapeva suonare l’organetto , Giovanni sapeva comandare la quadriglia. Divennero subito amici. La guerra  aveva cambiato i due giovani. In particolare Giovanni non era piu’ il ragazzo che aveva sparato al fidanzato della sorella.  In guerra aveva ucciso ed era stato sul punto di morire. Aveva conosciuto la fame , la sete  e la prigionia. Adesso  era vivo e  desiderava solo amare . Era piu’ dolce ,  serio, preciso, cordiale . In Scozia aveva imparato la lingua inglese, aveva studiato  ed era pronto ad  andare per il mondo. Una sera Mario invito’ Giovanni a ballare a Paternopoli, presso la casa di un parente. Giovanni, a piedi , raggiunse Paternopoli. Arrivato presso la casa dove si teneva la festa noto’ una donna vestita di nero che serviva da mangiare ai convenuti.

Lineamenti gentili, naso alla francese, occhi neri, carnagione scura ed una sapienza  e serieta’ nei gesti che lo colpirono subito. Si avvicino’ per salutarla ma ella non lo degno’ di uno sguardo. Allora Giovanni chiese a Mario chi fosse quella donna che gli faceva battere il cuore. Mario rispose: “ e’ mia sorella, e’ vedova. Il marito , Gennaro , e’ morto in Russia,  Gennaro era mio  amico”. Cominciarono i balli e Giovanni si mise in mostra in tutta la sua capacita’ di ballerino e di comandante  di guadriglia. Lo faceva per Concetta, ma ella non lo degno’ di uno sguardo. Allora Giovanni chiese a Mario di organizzare un’altra serata di ballo  in casa di parenti comuni , al fine di rincontrare Concetta. Non nascondendo a Mario le sue vere intenzioni : conquistare il cuore di Concetta e sposarla. Mario, che amava la sorella  e non voleva vederla soffrire,  si adopero’ nel senso richiesto dal suo amico.

Al secondo incontro Giovanni cambio’ tattica . Niente balli, niente quadriglia. Si sedette solo a guardarla. E la guardava  tanto che la mise in imbarazzo. Poi, si alzo’ e la avvicino’ : “ io mi chiamo Giovanni, sono amico di tuo fratello Mario”. “ So chi sei” rispose lei. “ Io sono vedova  e sono ancora in lutto”. “ Tutti siamo a lutto” rispose Giovanni. “ La guerra  e’ una bestia senza cuore, tutti abbiamo sofferto. Se Dio ci ha lasciato vivere un motivo ci sara’”. Concetta lo guardo’ , forse per la prima volta. Giovanni aveva un bel sorriso e la guardava estasiato , come nessuno dopo Gennaro. Era magro , ancora del  periodo di digiuno del campo di concentramento, ma aveva modi gentile e gesti che accarezzavano. Capelli castani,  girati indietro e brillantinati , aveva un modo penetrante di guardare  e sapeva quello che voleva. Concetta resse il suo sguardo , questa volta senza soggezione o imbarazzo,  e lo invito’ a sedersi per mangiare un boccone. Tutti i presenti videro che Concetta parlava con il forestiero .

Infatti ai due giovani piaceva parlare ….abitudine che non persero neanche da vecchi. Parlarono tutta la sera. Lui , ad un tratto, la invito’ a ballare, ma Concetta rifiuto’. Nei giorni seguenti, con la complicita’ del fratello Mario, Giovanni prese a frequentare assiduamente la casa di Concetta. Lavorava nei campi a Gesualdo  tutto il giorno, poi la sera a piedi raggiungeva Paternopoli per incontrare Concetta. E parlavano, parlavano…….forse l’amore  risiede davvero nella bocca. Infatti,  gli  innamorati si scambiano un bacio per suggellare il loro amore. Fu un corteggiamento lungo e forse piacevole. Un anno duro’ . Infine Giovanni si dichiaro’   facendo la piu’ classica dichiarazione d’amore . E Concetta accetto’ di sposarlo. Rinuncio’ alla pensione di guerra e alla parte di  proprieta’ della famiglia Lo Vuolo,  che gli spettava in eredita’,  per sposare questo ragazzo di Gesualdo , paziente , attento,  che sapeva stupirla con le sue parole. Dovettero fare grandi sacrifici per costruirsi una  famiglia ma nel complesso  furono felici.  Poi, gli anni passano per tutti. E la morte esige   sempre il suo tributo . Mori Mario ed il fratello Salvatore , morirono le sorelle di Giovanni….. e .nel 2012 mori anche Giovanni , all’eta’ di 90 anni.  Concetta , senza le parole del suo Giovanni, dimentico’ tutto.: parenti ,  storie , amici,  il marito Giovanni, se stessa  ed anche me , che sono suo figlio. Ma vive ancora,  alla venerabile eta’ di 93 anni.

I destini dell’uomo sono come fiumi, alcuni scorrono veloci, senza incertezza, lungo facili percorsi. Altri passano attraverso mille difficoltà ma arrivano ugualmente al mare. La meta finale è per tutti la stessa.

Pensiamo sempre di essere noi a scegliere. Ma forse in realtà non scegliamo proprio niente. Probabilmente tutto è stato già deciso dall’inizio e noi facciamo solo finta di scegliere. Il libero arbitrio non è altro che un’illusione.

Gli incontri più importanti  della nostra vita sono già combinati dalle anime prim’ancora che i corpi si vedano. Generalmente, essi avvengono quando arriviamo a un limite, quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente. Gli incontri ci aspettano, ma la maggior parte delle volte evitiamo che si verifichino. Se siamo disperati, invece, se non abbiamo più nulla da perdere oppure siamo entusiasti della vita, allora l’ignoto si manifesta e il nostro universo cambia rotta.

Come fosse tutto gia’ scritto.

In fondo, a pensarci bene,  questa storia ci dice  che  io sono figlio del destino.  Sono figlio del destino  benevolo  di El Alamei , incrociato  al destino  crudele  di Stalingrado.

E chissa’ cosa   ha in serbo, ancora,  per me  il destino.

Una cosa sola ho capito: qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto e chiudendo  gli occhi  solo per non far entrare la sabbia.

Sapendo che il posto in cui sei adesso Dio l’ha cerchiato su una mappa per te. Ed il suo disegno non e’ dato a te di conoscere .

Buon viaggio a tutti”.

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