Sarà riascoltata dai giudici della corte d’Appello di Napoli, la ragazza di Avellino, oggi maggiorenne, che nel 2013 condifò alla madre di essere stata violentata da un parente di Serino tre anni prima, all’età di undici anni. L’uomo ritenuto responsabile fu condannato in primo grado a due anni. Poi il ricorso in appello.
Ed ora la decisione dei giudici di risentire la persona offesa. Decisione scattata nella tarda serata di ieri, venerdì 11 gennaio, dopo una lunga camera di consiglio. E così nel mese di aprile ci sarà un nuovo dibattimento. L’avvocato Rolando Iorio, difensore dell’imputato, ha più volte sollevato dubbi sulla credibilità della persona offesa avendo, questa, secondo la difesa, cambiato versione più volte e avendo avuto nei confronti del presunto violentatore comportamenti ambigui, come quello di fargli da damigella nel corso del matrimonio dell’uomo celebratosi dopo il fatto.
Sarà la quarta sezione della Corte di Appello di Napoli, presieduta dal dottor Lanna a fare luce sull’accaduto.
La vicenda. I fatti risalgono al 2010 quando in occasione di un pranzo domenicale tra parenti, avvenuto ad Avelllino, il trentenne avrebbe abusato della ragazzina approfittando di un momento in cui gli altri bambini erano usciti dalla stanza dove stavano giocando con la play station. La ragazza non aveva detto nulla a nessuno, confidandosi con la madre soltanto dopo tre anni. Condannato in primo grado a due anni al trentenne, su richiesta del difensore, era stata riconosciuta l’ipotesi della minore gravità del fatto, con un notevole abbassamento della pena richiesta del pm.