Denunce e reati, Avellino isola felice in Campania ma…

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La città più sicura in Campania? E’ Avellino.

Sembrano così lontane le parole ed i richiami del Procuratore di Avellino Rosario Cantelmo in ordine ai recentissimi fatti di cronaca con lo scandalo Alloggiopoli, eppure il quadro che emerge dall’elaborazione pubblicata dal Corriere della Sera sui dati Istat del 2014 parlano della città capoluogo dell’Irpinia come isola felice in Campania.

C’è poco da stare allegri comunque anche perché, riprendendo le parole del capo della Procura avellinese, “… Avellino è una città che in tema di crimine non si fa mancare proprio nulla”.

Secondo il Corsera però la città campana più sicura è Avellino con 2500 denunce ogni 100mila abitanti.

La speciale classifica vede Napoli al primo posto con oltre 6mila segnalazioni, seguita da Salerno con 3655 e Caserta con 3262.

L’analisi del Corsera entra nel dettaglio anche sulle diverse tipologie di reato dove saltano fuori dati non proprio confortanti. Benevento è prima in regione per denunce per associazione a delinquere (6 ogni 100mila abitanti). Lontanissime le altre province che fanno registrare numeri molto più bassi: 0,9 Avellino, 0,6 Salerno, 1,9 Caserta e 2,14 Napoli.

Benevento domina anche la classifica campana per gli attentati con 3,2 segnalazioni. A seguire c’è Caserta con 1,8, Napoli con 1, chiude Salerno con lo 0,5. Per quanto riguarda i furti è il capoluogo partenopeo che svetta con 3288 denunce. Seguono Salerno e Caserta. Benevento è quarta con 925,3 segnalazioni: 130 in più rispetto ad Avellino.

La città di Avellino però primeggia in Campania nei reati sessuali contro i minori (1,2 denunce ogni 100mila abitanti), usura, ingiurie, omicidi colposi, percosse, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione

“Questo tipo di dati – ricorda il Corriere della Sera – ricordato, ha però anche diversi limiti. Il principale è che non rappresentano i reati commessi, ma soltanto quelli denunciati. Quello che possiamo capire del crimine, a partire dalle statistiche, viene dunque limitato da quanto le persone sono disposte a rivolgersi alle autorità.

Eppure esistono tanti motivi per cui questo può non succedere. Il reato può portare «benefici» a tutti i soggetti coinvolti: è il caso della corruzione, del riciclaggio o dello spaccio di droga, dove né chi offre né chi riceve ha il minimo interesse a denunciare il fatto. A volte, ed è un’altra opinione comune, l’entità del crimine è tanto piccola che non vale neppure la pena sporgere denuncia.

O ancora può mancare la fiducia verso le forze dell’ordine, tanto da pensare che, a conti fatti, denunciare un reato sia del tutto inutile perché comunque non se ne verrà a capo. Un’idea senz’altro più diffusa nel sud Italia e che, in quest’area, potrebbe portare a sottostimare almeno alcuni tipi di crimine. L’ultima — e più delicata — ragione è la vergogna. Quando si tratta di violenze sessuali, per esempio, è del tutto comprensibile che le vittime esitino prima di raccontare ciò che gli è successo.

Tutte insieme, queste ragioni ci spiegano perché è meglio prendere i dati di molti reati con un po’ di prudenza; in altri casi, a cominciare dagli omicidi, è invece assai difficile nascondere il crimine: almeno in quel caso, abbiamo la ragionevole certezza che le cose siano migliorate davvero. E non di poco”.

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