De Cesare quattro ore dal Pm Vincenzo Russo per chiarire la sua posizione. “Rispetto il lavoro dei magistrati”, ha detto l’imprenditore all’uscita del lungo interrogatorio iniziato poco dopo le 15 e terminato intorno alle 19. Accompagnato dal suo avvocato Claudio Mauriello, è stato lo stesso De Cesare a chiedere di essere sentito.
Ricordiamo che ad ottobre, per la vicenda Sidigas, era stato revocato dal suo incarico di custode giudiziario Francesco Baldassarre. Nominato dal gip Marcello Rotondi – su richiesta del pubblico ministero Vincenzo Russo – il nuovo amministratore Lorenzo Palmerini, collaboratore della procura capitolina. Il suo profilo, proprio in ragione della conoscenza degli atti, ad avviso del gip Marcello Rotondi garantirà “un proficuo e tempestivo subentro nella gestione delle quote”.
Il custode giudiziario Baldassarre, nominato dalla procura di Avellino, è stato rimosso in quanto sottoposto a delle indagini. Revoca determinata da alcune denunce presentate dai legali di Gianandrea De Cesare (difeso dagli avvocati Luigi Tuccillo e Claudio Mauriello) e Bruno Del Vecchio (difeso dall’avvocato Massimiliano Moscariello) per il compenso percepito dall’amministratore della società Dario Scalella, circa 1 milione di euro annuo e la svendita dei beni della società.
Dunque al centro dell’indagine – aperta inizialmente a Roma e coordinata dal pubblico ministero Spinelli e successivamente trasmessa a Napoli – è finito l’utilizzo improprio dei fondi Sidigas, nonché l’auto-assegnazione di stipendi e benefit ritenuti onerosi e ben oltre i prezzi di mercato, così come le consulenze esterne di cui si sono avvalsi.
Dai legali di De Cesare è stata contestata la cattiva gestione dell’azienda da parte del custode giudiziario e dell’amministratore che avrebbero dovuto custodire e non svendere – come a loro dire – sembra sia accaduto per l’elicottero e per la squadra di calcio. Le indagini hanno inoltre evidenziato una serie di illeciti, a loro avviso compiuti da Baldassarre e Scalella da quando sono stati nominati alla guida della società dopo il sequestro – disposto dalla procura avellinese nel luglio del 2019 – di 97 milioni di euro sui beni e il patrimonio della società partenopea di distribuzione di gas naturale.