De Cesare oltre i guai Sidigas: sarà un Avellino sub iudice

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di Claudio De Vito – La crisi Sidigas è un quadro in costante aggiornamento che tiene col fiato sospeso i tifosi dell’Avellino, oltre che quelli della Scandone già rassegnati a perdere la Serie A di basket. Il sequestro preventivo dei beni dell’ingegnere Gianandrea De Cesare per un valore di circa cento milioni non è certo un buon segnale, ma aiuta a delineare gli scenari futuri del calcio.

Innanzitutto il decreto firmato dal Procuratore di Avellino Rosario Cantelmo va letto come un atto dovuto alla luce della conclamata esposizione debitoria di Sidigas, colpita nelle scorse settimane da un’istanza fallimentare che sarà discussa nell’udienza di venerdì. Di qui la ratio del provvedimento: congelare il patrimonio del gruppo per evitare la distrazione di risorse destinate ai creditori, comprese quelle derivanti dall’eventuale cessione delle società sportive.

Ora però De Cesare è praticamente impossibilitato a vendere l’Unione Sportiva Avellino. Mister Sidigas infatti può compiere soltanto gli atti di ordinaria amministrazione. Diversamente, quelli di straordinaria amministrazione – che hanno a che fare col capitale, quindi anche con un’eventuale cessione del club – saranno di competenza di un custode giudiziario che dovrà essere interpellato, ad esempio, anche solo per stipulare una fideiussione. Il custode riceve e trasmette la richiesta al giudice che deve dare il suo assenso all’operazione finanziaria. In soldoni, funziona così.

Procedure che si aggravano anche per i trasferimenti dei calciatori: acquistarne il cartellino di proprietà di un’altra squadra è un atto di straordinaria amministrazione, pagarne il solo ingaggio da svincolati o prelevarli in prestito a titolo gratuito no e pertanto rientra nella gestione non soggetta a vincoli. L’Avellino andrà avanti così. Difficile dire per quanto tempo. De Cesare potrebbe privarsi della società ma soltanto se autorizzato dal tribunale, il che richiederebbe tempi e modalità complessi. Ma anche volendo privarsene ora, dopo l’odierno sequestro record, non ci sarebbe proprio la fila di acquirenti.

Ecco perché Sidigas rappresenta il presente e anche il futuro, almeno nel breve-medio periodo, dell’Avellino Calcio. E ciò anche in relazione all’udienza del 12 luglio, che però potrebbe slittare di qualche mese alla luce della richiesta di concordato in bianco. In quella sede, se confermata – in aula alle 9.30 al Tribunale di Avellino – i legali dell’ingegnere partenopeo prenderebbero tempo per il piano rientro nell’ambito di un concordato preventivo capace nel tempo di soddisfare i creditori, soprattutto quello principale: l’erario. L’ipotesi del fallimento resta remota: l’interesse del tribunale è tutelare i crediti attraverso il consistente patrimonio di Sidigas.

Sul piano sportivo, il tempo stringe. Il 25 luglio saranno presentati i calendari del campionato di Serie C al quale l’Avellino è regolarmente iscritto. La Covisoc, oggi come oggi, non può mettere in discussione l’iscrizione della società biancoverde che con la documentazione prodotta ha dimostrato di rientrare nei parametri della commissione di controllo federale. Quest’ultima, piuttosto, prenderà atto della situazione societaria a partire da settembre, con le visite ispettive trimestrali. L’importante sarà pagare gli stipendi e i contributi dei tesserati.

La settimana prossima, alla spicciolata, verrebbe allestita la squadra con calciatori necessariamente svincolati, alcuni dei quali della passata stagione. Il raduno è già stato fissato intorno al 20 luglio al Green Park Hotel di Mercogliano. Gli allenamenti si svolgeranno al Partenio-Lombardi. Sarà un Avellino scarsamente competitivo nell’anno del ritorno tra i professionisti. Ed un De Cesare fortemente ridimensionato che dovrà rimediare alla sfiducia del tifo.