di Claudio De Vito – Avellino urla basta. Basta con le umiliazioni continue che un’intera piazza è costretta a subire. Altro che rilancio dal basso: la Calcio Avellino di Gianandrea De Cesare è un progetto sportivo che fa acqua da tutte le parti. Lo dicono i risultati negativi, l’ultimo ieri contro la Torres, e l’operato sul mercato di riparazione non all’altezza della situazione. I tifosi sono inviperiti, sono stanchi di dover mandare giù delusioni su delusioni in un campionato che vede ora la squadra biancoverde addirittura fuori dai playoff.
Ma più in generale è la totale mancanza di progettualità e organizzazione a preoccupare la tifoseria il cui pensiero è stato interpretato dallo storico leader Mario Dell’Anno. Prima la stoccata, poi l’affondo. Il presidente dell’associazione “…per la Storia…”, che tre mesi fa consegnò il marchio U.S. Avellino nelle mani dell’attuale proprietà Sidigas, ha tuonato in maniera tutt’altro che banale dopo l’ennesima umiliante resa di questo torneo.
“L’Avellino deve vincere il campionato con dieci punti di vantaggio sulla seconda, altrimenti quelle fatte finora dalla proprietà sono solo chiacchiere al vento. Soddisfatto del mercato? Assolutamente no” aveva dichiarato giovedì scorso durante l’evento di presentazione della maglia speciale di tributo ad Adriano Lombardi. Un’avvisaglia di scetticismo nei confronti delle scelte del club, ora invece una vera e propria entrata a gamba tesa a mezzo social.
“Cara Proprietà – ha riferito Dell’Anno su Facebook – evidentemente non avete capito. Nuovamente parlo a titolo personale: se non avete intenzione di investire nel calcio, lasciate tutto come l’avete trovato iniziando dal Logo che vi è stato dato in comodato d’uso gratuito e la denominazione che dovrete avere. Noi abbiamo bisogno di ben altro! Aspetto risultati fino al 15 di gennaio sia come classifica ma soprattutto come campagna acquisti. Altrimenti contratto o non contratto vengo e mi riprendo quello che è Nostro!”. E’ l’aut aut del custode della storia targata Uesse.
Lo sfogo di Mario Dell’Anno offre in effetti lo spunto per riflettere a fondo. L’Avellino di oggi disonora la tradizione del lupo. Il tempo degli alibi è abbondantemente scaduto. Società bocciata sul mercato di riparazione che avrebbe dovuto rinforzare la rosa soprattutto per quel che riguarda gli under. A dicembre, non a gennaio perché la squadra ne ha urgente bisogno. Per prendere quelli buoni bisogna investire, cosa che la società evidentemente non ha fatto.
E allora sta a De Cesare riordinare le idee, tenendo ben presente che calcio e basket non possono essere gestiti nello stesso modo. E’ questo probabilmente l’errore di fondo nel quale si persevera. E non è chiaro per l’ennesima volta cosa c’entri un direttore sportivo della palla a spicchi, Nicola Alberani, con il calcio. Un mistero tutto avellinese, confusione totale. Così i tifosi sono destinati ad allontanarsi. La passione di un’intera provincia è stata già abbondantemente calpestata.