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David Bowie, l’omaggio social Irpino al “Duca Bianco del rock”

David Bowie è morto questa domenica, era da tempo malato di cancro, la notizia data dagli account ufficiali dell’artista e confermata dal figlio Duncan su Twitter, non lascia spazio ad appelli. David Bowie è morto e sapeva di essere sul punto di morire, proprio per questo il “Duca Bianco” ha deciso di uscire di scena da autentica rockstar quale era: “Blackstar”, ecco il suo ultimo lavoro, il suo testamento in musica, uno di quei colpi che escono a pochi, come del resto a pochi è riuscito in vita ad occupare la scena musicale per così tanto tempo.

Dal 1972 si era messo in luce con The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, un rock dalle venature folk, rappresentato al meglio in Space Oddity, poi è la volta di The Man Who Sold The World, una delle canzoni più coverizzate al mondo. Inizia così l’epoca Glam del Duca, il trasferimento a New York, le collaborazioni con Lou Reed e Iggy Pop, altri dinosauri della musica mondiale e forse anche oltre, verso qualche universo parallelo, anch’esso che piange la morte dell’autore di Life on Mars.

Negli anni novanta Bowie sperimenta l’elettronica con Black Tie White Noise, con forti influenze black e hip-hop, segno di un artista che ha davvero provato tutto nella sua vita. Il vuoto arriva in seguito: Bowie non farà più concerti perché malato, ma di fatto il suo ultimo tour sarà nel 2003 con Reality.

Si ritorna così a Blackstar, singolo di dieci minuti, segno che l’autore di Heroes c’è e ci sarà sempre, senza dimenticare Where are we now, che già a molti aveva suonato come un testamento. La ballad di dieci minuti era uscita da appena due giorni, quando il Duca ci ha lasciato, quasi a dire “ecco il mio ultimo lavoro, ora posso spegnermi in pace”.

Al mondo mancherà lo stesso, stamattina le bacheche social irpine sono letteralmente invase da messaggi di affetto, tanti invece raccontano del momento in cui hanno appreso la notizia, io ero in macchina e alla radio poco dopo è partita Lazarus che, tradotto liberamente dall’inglese, suona più o meno così:

“Guardatemi, ora sono in Paradiso, ho cicatrici che voi non potete vedere”.

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