Che così iniziava, già fiutando l’ ‘allarme’: “Il monitoraggio ambientale post-incendio Irm – recitava l’incipit dell’interrogazione – ha evidenziato un quadro di inquinamento diffuso delle tre matrici (aria, acqua e suolo) della Media Valle del Sabato. Il Consiglio provinciale ha chiesto il massimo rigore nel rilascio di autorizzazioni per le attività potenzialmente inquinanti e la bonifica dell’intera area prossima alla Irm. La stessa Arpac in passato ha invitato il Comune di Montefredane ad essere molto cauto nell’autorizzare nuovi opifici nella sua area industriale”. Rivolgendosi all’assessore Fierro, Mazza ha ricordato che “l’amministrazione provinciale ha impegnato risorse per 120mila euro per il primo monitoraggio. E, considerato il livello di allarme che è scaturito dalle risultanze dello studio effettuato, ha stanziato altri 85mila euro per ulteriori analisi ambientali, commissionate all’Arpac, e un’indagine epidemiologica, affidata alla Asl Av2 in collaborazione con l’Università di Napoli”. Il discorso già in partenza non poteva che indirizzarsi verso l’ipotesi Asi di un termovalorizzatore a Pianodardine: “Così le popolazioni di Pianodardine, Arcella, Manocalzati, Prata, Pratola Serra (per citare i paesi più vicini all’area industriale) – continuava il testo dell’interrogazione – mentre si aspettavano un alleggerimento del carico inquinante proveniente dalle emissioni delle industrie insalubri esistenti, potrebbero invece dover sopportare una situazione ancora più pesante”. Attaccando “il protagonismo dell’Asi” Mazza ha infine ricordato nel suo intervento che “l’esclusiva competenza è del commissario e delle istituzioni” e che il vero obiettivo sono “tutela dell’ambiente e salute dei cittadini”. Di qui la richiesta di dati all’assessore Fierro sullo stato del secondo monitoraggio ambientale affidato all’Arpac, sulle prime conclusioni e riflessioni in merito all’indagine epidemiologica nella media Valle del Sabato. Interrogativi ai quali sono state date risposte dati alla mano dall’assessore Fierro che ha ufficializzato i dati pervenuti nella serata di ieri. Sull’ultima domanda posta da Mazza, e cioè su come il progetto Asi potesse inserirsi nel contesto della legge che prevede la redazione del Piano Provinciale dei rifiuti, Fierro ha ribadito le sue posizioni: “Nessuno può impedire nel quadro normativo attuale, se non per valutazioni di sostenibilità ambientale e di ubicazione un impianto di questo genere dedicato ai rifiuti industriali. Ma se questo impianto vuole entrare nel ciclo di gestione dei rifiuti solidi urbani, esiste un doppio ostacolo: non è previsto in nessun piano la localizzazione di questo genere sul territorio provinciale; è in atto in questi giorni , e si completerà entro i primi 15 giorni di ottobre, la discussione sul nuovo piano industriale di gestione rifiuti su base regionale; in nessun momento il Consiglio provinciale ha deciso alcunché sul tema specifico”. Sull’interrogazione di Mazza è intervenuto il capogruppo consiliare della Margherita, Giuseppe De Mita, che ha tentato di riportare il discorso e l’interrogazione di Mazza sui binari dei tempi e della legislazione vigente. In sintesi De Mita ha evidenziato “l’inopportunità dell’intervento del rappresentante di Sinistra Democratica che non trova riscontri allo stato attuale dalle decisioni dei partiti, e sia per le risultanze che il Commissario Straordinario dovrà prendere per la redazione del nuovo piano rifiuti”. Da evidenziare anche l’intervento del presidente della Provincia Alberta De Simone che ha sottolineato l’arrivo del ‘momento della responsabilità’: pertanto entro fine agosto si è impegnata a far concludere il piano provinciale dei rifiuti e trasmetterlo alla Regione che a sua volta dovrà deliberare entro metà ottobre. Per la De Simone, i dati sono preoccupanti e “il piano provinciale dovrà avere la partecipazione e i contributi di tutti con la responsabilizzazione dell’intero consiglio”. Un monito ed un invito, quello della presidente, per evitare ulteriori attacchi ad personam come nel caso Savignano.