“The Danish Girl”: ecco perchè anche quest’anno Di Caprio vincerà l’Oscar l’anno prossimo

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Pasquale Manganiello – Ci sono attori che si prendono la platea cinematografica mondiale da un momento all’altro. Spuntano dal niente per poi sedersi, in prima fila, ogni anno al Dolby Theatre di Los Angeles per vivere da protagonisti la cerimonia di consegna degli Oscar.

E’ successo a Christoph Waltz, pescato non si da dove da Quentin Tarantino (ha iniziato la propria carriera in teatro a Vienna mentre successivamente ha recitato per la televisione austriaca e per quella tedesca), il quale ha già messo in bacheca due statuette come miglior attore non protagonista in “Bastardi senza gloria” e “Django Unchained”.

Pronto a salire sul palco da trionfatore ancora una volta il prossimo 28 Febbraio (giuria dell’Academy Awards permettendo) anche Eddie Redmayne, l’attore britannico vincitore l’anno scorso dello strameritato Oscar come miglior attore protagonista per l’interpretazione di Stephen Hawking nel film biografico “La teoria del tutto”.

Redmayne, infatti, ha riproposto un’interpretazione sontuosa nei panni di Lili Elbe, una delle prime persone ad essere identificata come transessuale e la prima ad essersi sottoposta ad un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale, in “The Danish Girl”.

Leonardo Di Caprio anche quest’anno vincerà l’Oscar l’anno prossimo, nonostante una prova intensa e, a tratti, fenomenale nell’ultimo film di Inarritu, “The Revenant”, una pellicola che però ha tradito le attese.

Davvero difficile pensare che il divo di Titanic riesca a strappare la statuetta dalle mani “femminili” di Redmayne, così come non potè fare nulla, nonostante la fantastica interpretazione in “The Wolf of Wall Street”, contro l’amico e collega Matthew McConaughey che, per il ruolo di Ron Woodroof in “Dallas Buyers Club”, perse ben 23 chili.

“The Danish Girl”, diretto da Tom Hooper, già regista de “Il Discorso del Re”, è un film intenso che colpisce allo stomaco, una pellicola che evidenzia come la forza dell’anima prevalga su qualunque altro tipo di emozione, come può essere l’amore fortissimo per la propria moglie. Colpisce il fantastico lavoro di introspezione ed immedesimazione da parte di Redmayne, supportato da una bravissima Alicia Vikander, candidata all’Oscar come migliore attrice non protagonista per il ruolo, appunto, della moglie Gerda Wegener. L’attrice rende come meglio non poteva l’amore di una compagna che riconosce il definitivo ed estremo sconvolgimento interiore del marito, una volta presa coscienza della consapevolezza repressa di trovarsi in un corpo sbagliato, sostenendone il peso.

Notevoli interpretazioni quindi, con Redmayne che rischia di replicare quanto fatto da Tom Hanks nel 1994 e nel 1995, uno dei due attori ( l’altro è Spencer Tracy che vinse la statuetta nel 1938 con “Capitani Coraggiosi” e nel 1939 con “La Città dei Ragazzi”) ad aver concretizzato il back to back agli Oscar vincendo il premio come miglior attore per “Forrest Gump” e, l’anno dopo, per “Philadelphia”.

Di Caprio, se tutto va come dovrebbe andare, è destinato ancora ad attendere.

 

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