Dall’Oms ecco l’elenco delle otto malattie più pericolose del pianeta

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Chirurgia sanità medici
Chirurgia sanità medici

Sono divenute un’emergenza mondiale non solo per il loro grado di mortalità, ma anche per la scarsa attenzione da parte dal mondo mediatico e per la insufficienza di fondi che ne alimenta la ricerca. Sono le otto malattie emergenti che rappresentano un grave problema per la salute di tutto il pianeta.

A renderle note, allo scadere del 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), primo passo di un piano orientato al controllo di eventuali future epidemie.

La più nota malattia della lista è sicuramente l’ebola, un virus letale che nel 2014 provocò in Africa occidentale una grande epidemia che portò alla morte oltre 10.000 persone. Da quel momento in particolare entrò nell’interesse collettivo e iniziarono nuove ricerche finalizzate alla messa a punto di possibili vaccini e farmaci che ne ostacolassero la continua diffusione. Ancora oggi però questa patologia, nonostante gli sforzi fatti, presenta livelli di allerta molto elevati, non essendoci una cura definitiva, e continua a mettere a rischio la salute di una larga fetta di popolazione mondiale.

Ci sono poi altre sette malattie patogene, in molti casi ancora sconosciute ai più, che non hanno ancora ottenuto l’attenzione necessaria all’eventuale grado di pericolosità.

Esse sono la febbre emorragica del Congo (febbre virale che si trasmette per lo più attraverso la puntura di zecche infette), il virus di Marburg (di cui nel 2004 si ricorda una grave epidemia in Angola), il virus di Nipah (identificato per la prima volta nel 1999 durante un’epidemia tra allevatori di maiali in Malaysia), la febbre di Lassa (diffusa soprattutto nell’Africa occidentale tropicale), quella della Rift Valley (presente in Africa e nella penisola arabica) e infine Mers (o sindrome respiratoria mediorientale) e Sars (sindrome respiratoria acuta grave).

Nella lista non compaiono infezioni ancora troppo diffuse e altamente mortali come l’Hiv e l’influenza aviaria. Gli esperti hanno infatti tenuto a precisare che la loro “esclusione” è semplicemente dovuta al fatto che, essendo queste molto più note delle altre patologie, riescono già ad attirare maggiore attenzione e fondi più sostanziosi destinati alla ricerca.

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