Dalla “Dante Alighieri” al cambio di segretario comunale: il clan voleva mettere le mani su Palazzo di Città

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Non solo il business delle aste giudiziarie (“E che non lo sapete come funziona ad Avellino? Le aste le gestiscono i Tre Tre” – consociati dei Galdieri per il tramite di Damiano Genovese), il nuovo clan Partenio puntava anche e soprattutto a Palazzo di Città.

Le indagini sono partite nel 2018, quando tra le liste del Centrodestra che appoggiava la corsa a sindaco di Avellino di Sabino Morano sono stati inseriti i nomi di Damiano e Luigi Genovese, rispettivamente figlio e nipote del vecchio boss Amedeo, che ha gestito l’omonimo clan egemone nel capoluogo fino al suo arresto.

Era in particolare il nuovo boss Pasquale Galdieri, detto O’ Milord, a interessarsi delle consultazioni elettorali del capoluogo del giugno 2018, nonostante questi avesse la residenza a Mercogliano. Secondo i magistrati della Dda di Napoli, da parte di Galdieri, che agiva col fare proprio del capoclan, c’era la ferma volontà di inquinare la scena politico-amministrativa avellinese, dirottando e indirizzando voti verso il candidato sindaco Sabino Morano e lo stesso Genovese. “Si è sempre messo a disposizione” diceva Galdieri dell’aspirante primo cittadino del centrodestra, poi eletto nel gruppo consiliare della Lega insieme allo stesso Damiano Genovese.

Un dirottamento di voti che per gli inquirenti ha assunto i connotati di un vero e proprio condizionamento politico-mafioso. Diversi, infatti, gli interessi in ballo: su tutti la palestra della “Dante Alighieri”, gestita fino al 2005 dalla famiglia Galdieri e poi chiusa per gravi carenze di natura strutturale e igienico sanitaria. “Mi raccomando della scuola media” recita un Sms inviato dal fratello di Pasquale Galdieri a Morano. Ma O’ Milord, in cambio dell’aiuto fornito in campagna elettorale, era pronto a bussare per altri, eventuali, favori al neo sindaco.

E’ un capitolo ampio quello dedicato al voto di scambio politico-mafioso dai magistrati inquirenti nelle oltre 900 pagine dell’ordinanza firmata dal Gip Fabrizio Finamore. Dopo le consultazioni elettorali, che portarono alla vittoria del Movimento 5 Stelle e di Vincenzo Ciampi, Genovese già guardava oltre e, in un colloquio in carcere, raccontava al padre: “Se fra un anno riusciamo a cambiare il segretario sopra al Comune, il comandante dei Vigili e qua… loro non hanno più potere pure se si rivota”.

Nell’ordinanza si fa riferimento anche alle auto bruciate nel giro di pochi giorni a Sabino Morano, da poco eletto in Consiglio Comunale. Per il figlio dell’ex boss Amedeo i motivi sarebbero di natura politica.