Il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello, ha convocato presso il suo ufficio il Garante comunale di Napoli Pietro Ioia e quello provinciale di Avellino Carlo Mele.
Lo scopo della riunione è stato quello di avviare un confronto periodico tra i vari Garanti con l’obiettivo di confrontarsi e mettere a tema le diverse problematiche che attraversano il pianeta carcere nei diversi territori della Regione con l’intento di far emergere le eventuali criticità presenti nel sistema e di condividere le buone prassi individuate.
Al termine di questo incontro è stato redatto il seguente documento, dal quale sono emersi i seguenti punti critici:
• Pur comprendendo la difficoltà a stabilire, anche a seguito dell’emergenza Covid19, un contatto organico con l’Ufficio di Sorveglianza è evidente una forte criticità, che si manifesta ovvero la carenza di psichiatri all’interno degli istituti di pena.
• Si è rilevato che con l’aumento di trattazione dei numeri dei processi penali e il conseguente accesso dei testimoni, impedire agli avvocati di accedere alle cancellerie degli uffici di sorveglianza continua a rappresentare una “paralisi” dell’attività giudiziaria, ed in particolare di tutta l’attività connessa alla fase esecutiva. Così come la decisione di non consentire una ripresa all’interno degli Istituti penitenziari, del personale specializzato (educatori, psicologi, volontari etc.) non garantisce una effettiva ripresa dell’attività propedeutica per la valutazione dei presupposti necessari per la corretta trattazione delle udienze dinanzi il Tribunale di Sorveglianza e/o il Magistrato di Sorveglianza.
• La necessità di fare il punto sull’ormai cronica penuria delle figure professionali in ambito trattamentale nella direzione di un loro potenziamento (basti pensare che allo stato, su oltre settemila detenuti vi sono circa 65 FGP (funzionari giuridico pedagogici) sugli Istituti penitenziari per gli adulti.
• L’importanza del “lavoro all’esterno” e in particolare quello di “pubblica utilità”. Nello specifico è emerso, da parte di tutti i convenuti, il potenziale di sviluppo di questo tipo di misura alternativo al carcere che in Campania è scarsamente utilizzato (solo 133 persone su una popolazione di 7872 detenuti presta servizio in imprese o in cooperative esterne agli Istituti di pena). Per quanto attiene il cosiddetto lavoro di pubblica utilità sono state registrate numerose richieste da parte di svariate amministrazioni a cui non sfugge di certo la ricaduta positiva nei diversi territori. Al riguardo è stato rilevato che spesso le Amministrazioni pubbliche, pur essendo fortemente interessate all’utilizzo di questo strumento legislativo (lavori di pubblica utilità), lamentano una scarsità di risorse finanziarie anche solo per coprire la modesta somma (poche centinaia di euro) che serve ad assicurare i soggetti detenuti coinvolti nei lavori esterni al carcere.
• sollevare la questione dei trasferimenti territoriali, affermando congiuntamente che non è ben chiaro nelle nuove disposizioni se il Ministro sia preoccupato di riattivare e con quali modalità,
le procedure di trasferimento dei detenuti che destano, soprattutto in questo particolare momento storico, molta preoccupazione. Molte le doglianze su questo specifico punto da parte delle persone ristrette che nella maggior parte dei casi non hanno la possibilità di effettuare colloqui con familiari.
Tutti i presenti, Ciambriello, Ioia e Mele si sono dichiarati a favore della permanenza dei dispositivi tecnologici (pc tablet per skype e whatapp) utilizzati durante il periodo di sospensione dei colloqui dettato dall’emergenza COVID, ritenendo quest’ultimi un importante strumento di comunicazione non solo nei confronti dei propri familiari, ma anche e soprattutto rispetto all’utilizzo didattico, formativo. Fattori, quest’ultimi che vanno a rinforzare il trattamento di risocializzazione della persona ristretta.