Crisi al Comune: la bufala del “Partito che ti caccia” e la balla dei “tecnicismi”

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Pasquale Manganiello – Passato miseramente il bilancio nella doppia seduta di venerdì e sabato, sancito il governo di minoranza che andrà avanti a qualunque costo, a Via Tagliamento e a Palazzo di Città si spera che le vacanze ed il mese di agosto possano rigettare tutto nel dimenticatoio, con annesso imbarazzo per quanto accaduto. Ciò che è certo è che se il trio di consiglieri che fanno capo a Gianluca Festa e i dameliani si fossero presentati a votare contro il bilancio (votare in Consiglio dovrebbe essere parte di ciò per cui sono stati eletti dai cittadini avellinesi), Paolo Foti non sarebbe più il sindaco di Avellino.

La motivazione ufficiosa per la quale non avrebbero preso parte all’assise riguarda l’eventuale “cacciata” dal Partito democratico nel caso avessero votato contro il consuntivo 2015 e il previsionale 2016. In realtà il Pd renziano ha dimostrato negli ultimi mesi che anche soltanto la linea intrapresa dai dissidenti, cioè bocciare ogni iniziativa del sindaco, sfiduciarlo a più riprese con le parole, non votare il pilastro fondamentale di un’azione amministrativa ed evidenziare il suo fallimento, sarebbe assolutamente indicativa per un’espulsione. Una linea politica, è chiaro a tutti, che va contro il sindaco Pd e contro il proprio partito.

Questa motivazione non regge, ci sono più di 500 espulsi nel ‪‎Pd‬ ed alcuni sono stati messi alla porta per molto meno.

Solo negli ultimi mesi, ecco come hanno titolato alcuni giornali locali:

Basilicata‬, Pd rimuove consigliere regionale Piero Lacorazza: sostenne referendum No-Triv.
Calabria‬, Cosenza: Comunali 2016, Enzo Paolini in difesa di Giuseppe Mazzuca espulso dal Pd “Un partito dalla doppia morale”
Puglia‬, Foggia: ancora polemiche nel Pd, Gentile interviene sulla minaccia di espulsione di Prudente e Clemente.
Puglia, Molfetta: L’assemblea del Pd chiede l’espulsione di Annalisa Altomare e degli altri 3 consiglieri “traditori” e invita il sindaco Paola Natalicchio a ritirare le dimissioni.
Puglia, Francavilla Fontana (Br): Il consigliere comunale espulso dal Pd: «Gestione totalitaristica del partito, non si accetta il dissenso».
‪‎Sardegna, Quartu: espulsi dal Pd il sindaco Delunas e tre consiglieri.
Veneto, Treviso: Pd espelle la Caldato, consigliere più votato in città. Aveva chiesto taglio degli emolumenti.

Da questi titoli, solo alcuni dell’immensa mole di espulsioni attuate dal renzismo, si evince, quindi, che il Partito democratico abbia espulso per molto meno rispetto a quanto fatto negli ultimi mesi dai cosiddetti dissidenti del sindaco Foti.

Emblematico il caso di Molfetta dove i 4 consiglieri, Annalisa Altomare, Roberto La grasta, Sergio De Pinto e Lia De Ceglia, che si erano messi contro la maggioranza di centrosinistra e il sindaco Paola Natalicchio, mettendo in difficoltà il governo cittadino, sono stati deferiti alla commissione di garanzia e sicuramente verranno espulsi dal Pd.

Il Pd aveva ribadito di far parte della maggioranza, invitando Paola Natalicchio a ripensarci e a ritirare le dimissioni, promettendo di continuare a sostenerla lealmente nel suo lavoro.

Paola Natalicchio, dal 2013 alla guida di una coalizione di centrosinistra, non ha avuto paura di perdere la propria poltrona e dopo lo strappo della sua maggioranza si è presentata dimissionaria.

Non le andava, aveva detto, di “vivacchiare invece che governare“, non ci stava a “vivere costantemente sotto ricatto”.

Lo ha ammesso senza problemi, “non siamo un bel centrosinistra”, come a dire che senza numeri non si va da nessuna parte.

Al 30 Aprile scorso i consiglieri che sostenevano l’amministrazione non erano più 17, ma 13. L’esatto risicato numero che serve a tenere in piedi una seduta e ad approvare i provvedimenti.

“Tecnicamente potremmo andare avanti, sopravvivere, ma io sono tesserata al partito della mia coscienza e nessun sindaco può mentire alla propria città”.

Parole piene di dignità politica. Ad Avellino si continua a sguazzare nella farsa, si persevera nel parlare di “tecnicismi” e si mente agli avellinesi.

Palazzo di Città è diventato un calderone di bugie perchè, forse, questa posizione in bilico fa comodo a tutti. Fa comodo a Paolo Foti, fa comodo a Gianluca Festa, fa comodo a Rosetta D’Amelio. Tirare a campare non sarà il massimo della vita ma in questo presente miserrimo è comunque remunerativo. In futuro chissà.

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