“Cosa faresti tu al mio posto?”, Foti chiede consigli ad un cronista che gli risponde…

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Pasquale Manganiello –  Il sindaco di Avellino, Paolo Foti, non si nega al faccia a faccia con i cronisti dopo l’ennesimo scempio consumato in Assise comunale. E’ saltato, infatti, il voto di bilancio in prima convocazione alla presenza di soli due consiglieri della maggioranza. 

Incalzato dalle domande sulla situazione di stallo all’interno della maggioranza che sostiene questa Amministrazione, Foti ha ribattuto ad una domanda del collega di IrpiniaTv, Emanuele Marinelli, chiedendogli: “Lei cosa farebbe al mio posto?”

Pronta la risposta del cronista che ha sentenziato: “Se fossi io il sindaco, ci penserei su”.

Foti ha concluso il siparietto affermando: “Anche io ci sto pensando”.

Pensieri profondi ed impronunciabili che il sindaco di Avellino, verosimilmente, non ha voluto esternare, considerando la condizione ridicola in cui versa questa consiliatura. Condizione ridicola amplificata dalle parole dell’ex senatore e membro del direttorio Enzo De Luca che solo nella serata di lunedì aveva dichiarato:

“Stiamo lavorando insieme al partito nazionale e regionale affinchè prevalga la responsabilità e si arrivi alla coesione della maggioranza. Se questo non dovesse accadere, faremo le nostre valutazioni politiche insieme al capogruppo ed al sindaco”.

Se questo è il risultato del “lavoro” del Pd nazionale e regionale è chiaro come il Partito democratico sia messo malissimo.

L’assenza ingombrante ed ingiustificata dei consiglieri cosiddetti “fedelissimi” del sindaco lascia aperti vari scenari. Quella dei dameliani e dei consiglieri che fanno riferimento a Gianluca Festa risulta un giochino di cattivo gusto a cui sarebbe doveroso mettere un punto quanto prima con un atto formale di sfiducia nei confronti del primo cittadino.

E Foti, forse, dovrebbe cominciare a prendere in considerazione l’idea di avere cura della sua salute lontano da Palazzo di Città.

La città è chiaramente sprofondata, purtroppo, in uno stato di indifferenza e disillusione che fa rima con rassegnazione. E questa è la più grande sconfitta di chi governa, più delle urne, più di una eventuale sfiducia in Consiglio (un voto contro al bilancio) che probabilmente non arriverà mai.

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